venerdì 13 marzo 2015

Thank God it's Friday

Di artiodattili suiformi, di entità superiori e dell'aumento della frequenza di accostamento dei due termini tipicamente riscontrabile all'imbrunire.
Settimane lunghe, infinite. Giorni che non passano mai, minuti interminabili tranne quando ti svegli la mattina per andare a lavoro, quando invece corrono inesorabili. Ogni giorno che si ripete, uguale a se stesso, senz'appello, senza uno spiraglio di diversità, le ore di sonno sono sempre poche, il traffico aumenta ed è sempre di più il tempo buttato nel cesso in coda sul raccordo. Sei stanco, stanco del lavoro, stanco di lavorare. Ma quello va anche bene, è normale. Altrimenti non si chiamerebbe lavoro, dopotutto. Sei talmente stanco di tutto che vorresti cambiare la tua vita, ma sei così stanco che non hai neanche la forza di provare a cambiare. E sai che gente sensibile rifletterebbe ore e ore sul tuo disagio esistenziale, mentre gente più prosaica e realista recepirebbe solo il messaggio che forse sostanzialmente ti pesa il culo. E siccome non sei una persona sensibile, devi anche riconoscere che hanno ragione. Infatti no, non stai male, non hai nessuna intenzione di ammazzarti, fosse solo per la suddetta gravità delle terga, però c'è qualcosa che non ti torna, qualcosa che non ti fa stare tranquillo. Come il seme di more tra i denti che non si toglie neanche con lo spazzolino; come il prurito che non riesci a raggiungere; come il parchimetro che finisce mentre sei ancora nel negozio; come le batterie che non sono incluse nella confezione. I libri letti diventano sempre meno, i campionati a Football Manager durano sempre di più e non perché esci senza salvare dopo aver perso 0-5 contro il Chievo in casa, con Hetemaj che ti ricorda il Mihajlovic dei tempi d'oro sulle punizioni. E l'ombra lunga del lunedì si staglia già sulla domenica, e pensi di andare a letto presto perché bisogna svegliarsi, e già inizi a pensare a che cazzo dovrai fare il giorno dopo. Uno dei giorni più belli di recente è stato quando, verso le otto di sera, hai realizzato che era ancora sabato e non domenica. Eppure anche il sabato non è la stessa cosa, perché poi ti rode il culo se ti svegli presto che vuoi dormire e ti rode il culo se ti svegli tardi che sprechi mezza giornata di quel cazzo di riposo che ti ha assegnato il corrente modello economico. Fortunatamente sei uscito abbastanza presto dalla triste ricerca del qualcosa da fare per dare un senso alla serata. Non serve fare l'uscita strafiga nel disco-lounge-risto-apericena-stocazzo-bar, non conta il luogo. Non conta dove vai, cosa cazzo fai, cosa cazzo mangi o bevi. Certo, mangiare e bere possono influire, ma non sono importanti. Puoi passare una serata di merda con un calice di Champagne ed essere felice con una Peroni. Contano le persone, conta con chi cazzo trascorri questa cazzo di vita. Almeno per te, che statisticamente nel mondo conti poco. Ma poi va detto che per te stesso rappresenti tutta la vita, cazzo. E quindi vaffanculo a tutto e tutti, un'altra merdosa settimana di merda è finita, messa in archivio, lasciata alle spalle; forse si farà sentire fra un paio di giorni, tornerà con i suoi colpi di coda, ma è arrivato il momento del bagno del Lete, il fottutissimo Venerdì sera, che non avrà il confine imposto dalla sveglia del giorno dopo. E uscendo dal lavoro ti accendi una sigaretta senza pensare che questi cinque minuti scaleranno per tutta la serata e ti toglieranno alla fine cinque minuti di sonno la mattina, ma solo che è venerdì e per due giorni non vuoi più pensare a un cazzo. Se vi sentite baciati sulla fronte da qualche dio, se vi siete accorti che esiste una condizione umana ed una possibilità di realismo inquieto nel viverla, se sapete leggere quello che i giornali non scrivono, se non vi intendete come noi di musica ma non per questo ascoltate i critici, ma anche se non avete mai pensato niente di tutto ciò perchè la vostra intelligenza non arriva a 70 fatevi coraggio: il mondo è vostro, la situazione è eccellente, CCCP è con voi.

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