sabato 29 settembre 2012

PATAGONIA EXPRESS, di L. Sepúlveda

Che dire, sembra un libro fatto apposta per piacermi.
Un centinaio di pagine abbondanti, perché diffido sempre dei mattoni di migliaia di pagine; ambientazione sudamericana, che è la mia preferita, ma soprattutto uno scrittore sudamericano, il che comporta un modo di scrivere, di raccontare che mi affascina particolarmente. Gli scrittori sudamericani tendono a trasmetterti una dimensione che definirei metafisica. Si avverte sempre un qualcosa che va oltre; forse la definizione "realismo magico" può rendere l'idea.

Un po' Soriano, un po' Galeano, questo solo perché li ho già letti mentre è la mia prima volta con Sepúlveda, nel libro che poi è una raccolta di appunti leggiamo storie che non si riesce a capire se siano vere o meno perché sembrano incredibili e perché il racconto è molto colloquiale, intimo, come se un amico ti raccontasse che cosa ha fatto nel suo ultimo viaggio e tu non sai quanto è vero e quanto sta esagerando per fare colpo.
Non aver mai letto niente di Sepúlveda fino ad ora la reputo una pesante macchia per la mia carriera di lettore.
Non essere mai stato in Patagonia fino ad ora la reputo una pesante macchia per la mia carriera di viaggiatore.
Ufficialmente è estate nel sud del mondo, ma sembra che il gelido vento del Pacifico non conceda la minima importanza al dettaglio, perché soffia con raffiche gelate che intorpidiscono fino alle ossa, e obbligano a cercare il calore dei ricordi

Poi navigheremo nella notte australe verso la fine del mondo e, quando alla luce della Croce del Sud brinderò all'eterna salute del dannato inglese che se l'è svignata per primo, forse il vento mi porterà l'eco dei cavalli, montati da due vecchi gringo, che galoppano sul profilo incerto del litorale, in una regione così vasta e colma di avventure che non può essere toccata dalla meschina frontiera che separa la vita dalla morte.

"E questo cielo? E tutte queste stelle? Sono un'altra bugia della Patagonia, Baldo?"
"Che importa? In questa terra mentiamo per essere felici. Ma nessuno di noi confonde la bugia con l'inganno."

Quel suono interminabile di pietre che si sgretolano a causa del violento sbalzo di temperatura è la migliore dimostrazione che anche il silenzio si può ascoltare.

Io potevo tornare in Cile,  ma rimanevo in Europa. Loro potevano tornare a Buenos Aires, ma restavano in Patagonia. La chiacchierata con gli amici mi confermò ancora una volta che uno è del posto in cui si sente meglio.

Uscii da casa sua tardissimo. La notte di Santiago sembrava non meno calda del giorno. Iniziai a camminare nel parco, poi per le strade deserte, e all'improvviso mi accorsi che l'eco dei miei passi si moltiplicava. Non ero solo. Non sarei stato solo mai più. Coloane mi aveva passato i suoi fantasmi, i suoi personaggi, gli indio e gli emigranti di tutte le latitudini che abitano la Patagonia e la Terra del Fuoco, i suoi marinai e i suoi vagabondi del mare. Adesso sono tutti con me e mi permettono di dire a voce alta che vivere è un magnifico esercizio.
Voto: 5/5

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