giovedì 10 gennaio 2013

All that you can't leave behind

Quante sono le cose di cui non puoi fare a meno? Pensi che siano poche, che nonostante tutto sei rimasto sempre quel semplice ragazzo di Betlemme di una volta. Eppure ti ritrovi sommerso da valigie, ti rendi conto di avere più cappotti che anni, ti trovi costretto a caricare la tua macchina neanche fossi Babbo Natale a più riprese. Ti ritrovi a passare le serate cercando di ricomporre il puzzle, a mangiare a pomeriggio inoltrato a renderti conto che la proprietà commutativa in effetti vale solo per l'addizione e la moltiplicazione e non per i vestiti.
E la domanda rimane sempre la stessa: ma ho portato così tanta roba? E mi serve tutta questa roba? Potrei far fuori qualche vestito. Tre accendini possono essere utili. Penne, matite, carta, come farne a meno. I miei bicchieri, pazientemente collezionati nel corso degli anni, su cui spicca quello della Oyster. Munchkin, Bang e tutti gli altri giochi, che poi va a finire che non ci giochi mai ma che fai, poi quella volta che c'è l'occasione dici no, mi dispiace, non ce li ho qui?
Forse alla fine è lo spazio che è poco, sarà sempre poco, perché ti guardi i giornali di quando l'Italia ha vinto i mondiali e pensi che cazzo ci faccio e intanto non li butti. Guardi i sottobicchieri attaccati con lo scotch al tuo ex armadio e dici è roba vecchia, ma intanto te li sei staccati uno ad uno e messi in un album di fotografie.
Qualunque cazzata ti sei portato dietro, inutile nasconderti. Perché ogni cazzata che hai attorno è parte di te, è stata parte della tua vita. Se una cosa non l'hai portata è perché per te non contava un cazzo. Ma le cose che hanno contato, che sono un ricordo, sono tante e aumenteranno sempre.
E in tutto ciò, qual è l'unica cosa che non ho portato, che non ho potuto portare? Tolkien, Soriano, Galeano, Joyce, Kirst, Bukowski, Guevara, Marx, Murakami, Richler, Pratt, Peyo, Hergé, Bonvi, Benni, Chandler, Conan Doyle, Wallace, Dostoevskij, Hornby, Cortazar, Dick, O'Brien, Erodoto, Delillo, e mi fermo facendo torto a molti. Alla fine della fiera, ho lasciato l'unica cosa che non avrei voluto lasciare.
Se questo fosse un fumetto, ora si vedrebbe un mio primo piano di profilo, che guardo la pioggia che cade da una finestra, il cielo plumbeo. Nell'angolo in basso a destra, una radio, da cui escono delle note e la didascalia: "and the tears come streaming down your face... when you lose something you can't replace.."

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