venerdì 18 gennaio 2013

Cigani, Juris!

...boom boom boom boom kana hi naj kutz kutz hey ja...
I soliti allarmismi, il solito terrorismo psicologico. Fa freddo, nevica. Tutte cazzate. Sì, è vero, a mezzogiorno togliersi i guanti per più di dieci minuti ti fa perdere l'uso delle mani, ma si può fare, dai. Siamo in inverno, dopotutto. Poi quel giorno, con i sopravvissuti da capodanno in giro alla ricerca di Novi Beograd con una nebbia che arrivati sul ponte non vedevi dietro, non vedevi davanti, non vedevi sopra, sotto avrebbe dovuto esserci la Sava ma non la vedevi e poi ogni tanto il ponte tremava. E dal nulla spuntava un tram. Ma basta stare nei posti giusti. Republike trg, chioschetto che per pochi soldi ti offre un enorme panino con salsiccia o hamburger, da farcire con insalata, crauti, yogurt, senape a tua scelta.
Per i più coraggiosi, un'ottima birra Jelen ghiacciata. Altrimenti, c'è il kuvano vino che riscalda lo spirito e il corpo. Il vero problema non è il freddo, è che alle quattro inizia a diventare buio. Però pare che d'estate fa un caldo boia. Probabilmente bisogna andarci nelle tanto compiante mezze stagioni.
...devla, mi dzav te mange an for? jek bar...
Skadarska, Skadarlija, vai a capire bene come si chiama. Una via acciottolata, il vecchio quartiere bohemien. Ora un piacevole mezzo kilometro di ristoranti tipici con la tipica musica serba. Ma non provate ad andarci senza prenotazione, rischi di aspettare due ore fuori. Al freddo. Affamato. Però se riesci ad entrare, finire quello che ti portano nel piatto è un'impresa che può riuscire solo se sei un professionista e al massimo della forma. Piatti di carne grigliata più alti della tua testa, antipasti che potrebbero nutrirti per due giorni. Pensate, allo stesso prezzo puoi ordinare zuppa, grigliata e un litro di birra, oppure una bottiglia di vino. Io ho scelto la prima opzione.
...dalakovac, markovac, mala krsna, lajkovac, caje, suje, ajde, hopaaaaa...
Serata di capodanno terminata alle due di notte, neanche a dodici anni. Però c'è da dire che era iniziata alle sei del pomeriggio. Birra a fiumi, dato che costava meno dell'acqua e della Coca-Cola. Da farsi del male. Poi vodka, rakij e alle dieci di sera, nonostante mortazza, grissini, patatine e pizze a domicilio consumate con la benedizione del boss di Garni House ai tavolini del bar, si parte per andare al Republica in condizioni al limite della decenza. Poi, appollaiati ai nostri tavoli, perché a Belgrado se prendi un tavolo in discoteca ti danno solo un tavolo, vodka liscia e benvenuto 2013. Potrei fare delle simpatiche associazioni nomi-postumi, ma si perderebbe la poesia. E poi, come diceva Baudelaire, ubriacatevi, di vino, poesia o virtù. Tranquillo, Charles, non ti abbiamo deluso. Due cose non ci siamo fatti mancare mai: cibo e taxi. Ma questo è un tasto dolente, che è meglio rimanga nell'oblio.
...boom boom boom boom boom vov dil? ka ciudel...
Un museo siamo riusciti a vederlo. Quello di Nikola Tesla, che a quanto pare ha fatto un sacco di cose interessanti. al limite della magia, sai quando vedi campi elettromagnetici indotti che fanno illuminare un tubo di neon nelle tue mani tipo le spade laser dei cavalieri Jedi e non vedi fili, cose di questo tipo. Che poi Tesla a Belgrado c'è stato una volta sola nella sua vita, e ha vissuto principalmente negli Stai Uniti ed è nato nell'attuale Croazia, però oltre al museo ha conquistato anche l'aeroporto di Belgrado. Ma se lo merita, era un bravo ragazzo. Per il resto, nonostante tutto abbiamo visto le attrazioni principali di Belgrado. In fondo il centro è piccolo, Stari Grad si gira in poco. Kalemegdan è stato smarcato col bonus del tramonto sul Danubio, il tempio di San Sava ha avuto l'onore di una delle mie rare fotografie. Si poteva fare di meglio, mi sarebbe piaciuto perderci molto tempo. Senza fare nulla in particolare, era bello passeggiare attorniato da scritte in cirillico. Una città che ha un grande fascino. 
...vov dil? ka ciudel? kana hi naj pala idir...
Stella rossa o Partizan? Gran bel dilemma. Però che ci volete fare, Stella Rossa biancorossa, Partizan bianconero. E il boss del Garni House a dare il colpo di grazia. Partizan è come Juve, stella Rossa è la squadra dei gipsy. Daje de Stella Rossa. Anzi, Crvena Zvezvda. Cappellino, accendino e la pratica ricordino è sistemato. A questo ho aggiunto altri oggettini tipici. Un cd dei Bijelo Dugme, che alterna pipponi pallosissimi a canzoni niente male. Il dvd del documentario di Kusturica su Maradona, in serbo, spagnolo e inglese, con sottotitoli in serbo delle parti non in serbo. Una bottiglia di sljivovica e una di medovaca. E una fiaschetta in metallo da riempire di alcool nei momenti difficili. Oltre al bicchiere della Jelen, che il boss del Garni House mi ha regalato e che troneggia al centro della mia collezione come simbolo della fratellanza tra me e il popolo serbo, nonostante mi sono presentato nel bar col cappello della Stella Rossa nonostante lui tifasse Partizan.
...zvoncici, zvoncici, cavro pistolcici, caje, suje, ajde, hopaaaaa...
Cosa mi viene in mente se penso a Belgrado? I dinari. Una birra costava centocinquanta dinari, una bella banconota da cento, col faccione intrigante di Tesla, e una da cinquanta accostata vicino. Niente monete, solo banconote. Dopo un giorno, cambiati i pezzi grossi, avevo un rotolo di banconote che pesava svariati etti. Mi sembrava di giocare a monopoli. Eppure, centocinquanta dinari sono poco più di un euro. Molto poco di più. E poi il fumo. Come in tutti i paesi civili fuori dall'unione europea, il fumo è legalizzato. Non quello che pensate voi. Si fuma ovunque. Una cappa assurda appena metti piede in qualunque locale, si fumerà pure negli ospedali secondo me. I vestiti e i capelli impregnati di fumo. Ti rendi conto che qualche legge buona ogni tanto la tiriamo fuori. Però sticazzi, una bella sigaretta dopo cena sbracato sulla sedia, mentre boccheggi dopo esserti abbuffato come se non avessi un domani, non ha prezzo. E per digerire, Sljivovica. 
...zoki, zorice, cavro bobonice, caje, suje, ajde, hopaaaaa...
Da tornarci, assolutamente. Lo dico per quasi tutte le città in cui vado. Sarà perché ci sto sempre pochi giorni e qualcos'altro da fare c'è sempre, o perché vorrei stare semplicemente con più calma. Sarà perché scelgo bene le mete, coadiuvato dal mio entourage. Bella parola. Sul Gauloises che mi hanno gentilmente riportato dalla Francia, la scritta diceva che il fumo nuoce gravemente al mio entourage. Che classe, il francese. Ma il motivo principale per cui tornerei è per poter rivedere la cosa più bella che c'è a Belgrado: i serbi. Anche fisicamente, secondo il parere concorde di tutto il gruppo. Forse non è indicativo qualche giorno passato nel centro per giudicare, ma ad Istanbul l'anno scorso a parità di periodo l'impatto era stato molto diverso. I turchi mi stanno simpatici, ma avevano qualche caduta di stile. Invece, per quel poco che ho avuto modo di apprezzare, i serbi sono veramente un grande popolo. Non vorrei magnificarli più del dovuto, ma davvero non ho mai trovato della gente così gentile e cordiale, o meglio mai in percentuale così alta. Abbastanza a Sud per non essere troppo inquadrati, sufficientemente a Est per essere diversi da noi. Poi fortunatamente non c'erano neanche troppi italiani. Gli italiani non vanno nei posti freddi pieni di zingari.
Cigani, Stoj!

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