martedì 10 giugno 2014

L'ISOLA DEL GIORNO PRIMA, di U. Eco

Non c'è due senza tre, si dice. Smentito dai fatti. Dopo gli ottimi Il nome della rosa e Il pendolo di Foucault, Eco non si conferma. Sto libro, vi anticipo la conclusione, è una grande palla.
In realtà non mi attirava molto, ma l'ho trovato usato a un paio d'euro e il rischio si poteva correre. Solo che alla consueta pesantezza, tipica anche degli altri libri, non si è affiancata una storia interessante che portasse avanti le oltre quattrocento pagine. Tutta la storia si svolge su una nave, col protagonista che sta lì e non riesce ad andarsene e ripensa a tutta la sua vita, con lo stile pomposo e lento del seicento.
Sintesi molto brutale ed estrema, ma se volete la versione compassata, leggetevi tutto il libro. Dopo il flop, Eco è rimandato a fra molto tempo. Se prendi il libro sbagliato, ti incagli senza via d'uscita.
Insomma, ne concludeva roberto, per evitare le guerre non bisognerebbe mai fare trattati di pace.
"Signore", aveva risposto Saint-Savin, "la prima qualità di un onest'uomo è il disprezzo della religione, che ci vuole timorosi della cosa più naturale del mondo, che è la morte, odiatori dell'unica cosa bella che il destino ci ha dato, che è la vita, e aspiranti a un cielo dove di eterna beatitudine vivono solo i pianeti, che non godono né di premi né di condanne, ma del loro moto eterno, nelle braccia del vuoto. Siate forte come i saggi dell'antica Grecia e guardate alla morte con occhio fermo e senza paura. Gesù ha sudato troppo aspettandola. Che cosa aveva da temere, d'altra parte, poiché sarebbe resuscitato?"
Credeva di doversi abituare all'idea,e ancora non aveva capito che alla perdita di un padre è inutile abituarsi, perché non accadrà una seconda volta: tanto vale lasciare la ferita aperta.
Per sopravvivere bisogna raccontare delle storie.
Voto: 2,5/5

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