domenica 8 giugno 2014

Il grande ritorno

Finalmente. Dopo 1432 giorni, quattro campionati, un Europeo e una Confederations Cup, ritonano i mondiali.
Nel 1982 abbiamo vinto, ma non ero ancora nato.
Nel 1986 ero troppo piccolo, non ho ricordi.
Nel 1990 ricordo solo il Ciao. La cosa più brutta. Peccato, quando ricapiterà nella stessa occasione i mondiali in Italia, una squadra forte e un fuoriclasse come Baggio tutti nello stesso mondiale.
Nel 1994 ero in terza elementare, ricordo tutto ma ero troppo piccolo per capire cosa vuol dire perdere una finale. Neanche ho pianto. Avevamo perso, ero triste e finiva lì.
Nel 1998 infatti con quattro anni di esperienza in più ho pianto amaramente dopo che Di biagio ha stampato il pallone sulla traversa contro la Francia.
Nel 2002 ormai alle superiori non si piange più. Si impreca contro quel maledetto di Byron Moreno e quei bastardi ladri coreani. Non si bestemmia ancora, ma manca poco.
Nel 2006 università e vittoria. Di corsa dopo la verbalizzazione di Calcolatori Elettronici per arrivare giusto in tempo al calcio d'inizio di Italia-Germania. Dopo la finale, esame di Progetto e Ottimizzazione di Reti con la bandiera al collo. Altri tempi. Bei tempi.
Nel 2010 lavoravo in Wind. Li ho visti in ufficio. Una merda. Non solo le partite.
E siamo al 2014. Altro lavoro, stessi amici più o meno che qualcuno per strada lo perdi sempre e qualcun altro lo rimedi. E ristai incollato davanti al televisore, che forse non sarà una canzone a cambiare le regole del gioco ma magari le stesse posizioni di quando hai vinto l'ultima volta potrebbero influenzare.
Come ci ha ricordato Federico Buffa ogni settimana,
"I Mondiali di calcio hanno scandito i tempi della nostra vita e scandiranno i tempi che verranno"

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