martedì 6 novembre 2012

E alla fine arriva il buio

La strada da Trieste a Pola è lunga, soprattutto se non prendi l'autostrada. Attraversi tutta l'Istria, ti fai un paio di km in Italia, una trentina in Slovenia e poi via di Croazia fino a destinazione. Siamo partiti tardi, è vero, però va detto che una luce, almeno ogni quindici o venti km potrebbero anche metterla da quelle parti. E non è questione di strada, al ritorno sull'autostrada la situazione era la stessa. Insomma, ci si ritrova col sole tramontato, in una terra piena di scritte incomprensibili, col dubbio che accettino i tuoi soldi visto che girano monete chiamate kune e col dilemma di dove sia il mare, visto che non si vede ma c'è, indubbiamente.
Un vero peccato, perché Pola secondo me è una città graziosa e con la luce e una mappa sarebbe stato meglio. Purtroppo anche nella città piace l'atmosfera chiaroscurale, molto scuro e poco chiaro. Ovviamente tutto ciò che si può visitare è chiuso e scarsamente illuminato.
Che c'è di bello, direte voi. Beh, per prima cosa gira poca gente in giro, non so se per l'ora e questo mi piace. molto poca, alle otto di sera puoi camminare per lunghi minuti senza incontrare nessuno, senza sentire nessun rumore. Poi le uniche cose visibili senza fatica erano le seguenti: un anfiteatro romano, perfettamente conservato; un tempio romano, come nuovo; un arco romano, la porta di ingresso alla città. Ce ne sono altre due, ma non siamo riusciti a trovarle. Non che ci fossimo impegnati più di tanto al riguardo. Tutto raggiungibile dalla via Sergia. Sembrava di stare a Roma. Molto in piccolo, ma non mancava niente. C'era anche il foro, da qualche parte. Una sensazione strana, di solito si pensa di stare nell'Est Europa immaginandosi edifici squadrati di stampo socialista con sbandati che bevono vodka agli angoli delle strade. Invece ci si rende conto che millenni fa i romani erano presenti anche in posti inaspettati e che il mondo in fondo è davvero piccolo e puoi trovarti a casa ovunque. Difatti, in un bar della via Sergia, spicca una statua di James Joyce e una targa al muro fortunatamente bilingue ricorda al pubblico che il suddetto Joyce insegnò inglese per qualche tempo da quelle parti.
Una passeggiata per le vie acciottolate del centro, salita fino al castello, ovviamente chiuso e buio, dal quale però si vede finalmente il mare, discesa sulla piazza principale, cena con pesce stufato e polenta, convinti da un tipo che sapeva l'italiano e tifava Milan, come quasi tutti in Croazia, perché nel Milan ha giocato Boban. Così diceva. Ha anche detto che il Milan si riprenderà, è solo un momento, e che secondo lui quest'anno lo scudetto vince l'Inter. In rapida sequenza: Milan-Chievo 5-1, dopo tonfi clamorosi dei rossoneri; Juventus-Inter 1-3 dopo una quarantina di partite senza sconfitta della Juve e prima sconfitta interna allo Juventus Stadium. Complimenti.
Se dovessi descrivere Pola in una parola, probabilmente sceglierei "Abruzzo".

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