domenica 8 settembre 2013

1Q84, di H. Murakami

Ottocento lunghe pagine, attraverso lo Yucatán e il Chiapas, l'attesa di riprendere in mano il terzo volume al ritorno in Italia e un'altra settimana di  intensa lettura e verso metà del libro, con più di mille pagine alle spalle e solo duecento alla fine, si insinua  il sospetto: ma come cazzo fa a dare una spiegazione a tutto quello che ha buttato in mezzo se manca così poco? Ed infatti non lo fa. Murakami, hai rotto il cazzo.

Ciò non toglie, indubbiamente, che è un'ottimo libro, coinvolgente fino alle estreme conseguenze, un'atmosfera onirica e a tratti opprimente, angosciante, che ti spinge a continuare a leggere senza sosta per uscirne fuori. Però non condivido i panegirici riportati sulla copertina. Sostanzialmente, rimane al livello degli altri. Avendo un numero di pagine cinque volte superiore, risulta amplificato, ma non vedo nessuna sintesi hegeliana. Proprio in questo libro si cita Čechov: se in un romanzo appare una pistola, prima o poi sparerà. E qui troppe ne appaiono e troppo poche ne sparano. Non fraintendete, il libro mi è piaciuto davvero. Ma al momento il migliore di Murakami per me rimane Norwegian Wood.
A proposito, in Norwegian Wood il protagonista fumava, ma poi ha smesso. I protagonisti non fumano mai, come se fumare fosse cosa da cattivi. Difatti, Ushikawa, che incontrerete a tre quarti del libro, fuma alla grande. Povero Ushikawa.

Quante persone ci saranno al mondo che, sentendo l'attacco della Sinfonietta di Janáček, possono dire con sicurezza che si tratta proprio della Sinfonietta di Janáček? La risposta potrebbe variare tra "pochissimi" e "quasi nessuno". Eppure, per qualche ragione, Aomame era in grado di riconoscerla.
La maggior parte delle persone è incapace di giudicare il valore dei libri. Però nessuno vuole rimanere fuori dalla corrente che muove il mondo. Quindi se un libro vince un premio la gente lo compra e se lo legge.
È che per quanto uno possa essere dotato di talento, non è affatto sicuro che avrà da mangiare a sufficienza, mentre uno che possiede intuito non avrà mai problemi a pagarsi il pranzo.
Era chiaro. Poteva trattarsi solo di una setta religiosa. Di persone che agiscono seguendo gli ordini, prive di personalità e capacità di giudizio.
È dalla notte dei tempi che imbrogli del genere si perpretano in ogni parte del mondo. Le tecniche sono sempre le stesse. Eppure, queste truffe vergognose non hanno mai fine. Perché la maggior parte delle persone non crede nella verità, ma in ciò che desidera sia la verità.
La maggior parte delle persone non cerca verità che si possano dimostrare. La verità, in molti casi, come ha detto lei, comporta sofferenza. E quasi nessuno vuole soffrire. Quello di cui le persone hanno bisognoè una storia bella e piacevole, che renda la loro esistenza almeno un po' più significativa. È proprio per questo che nascono le religioni.
Da molto tempo, ormai, aveva deciso di smettere  di preoccuparsi di un cancro ai polmoni. Per concentrarsi aveva bisogno di nicotina. Un uomo non può sapere cosa gli riserva il destino da qui a tre giorni. A che serviva preoccuparsi della propria salute da lì a quindici anni?
Lui aveva compiuto trent'anni da qualche tempo, ma non aveva mai preso coscienza di essere un adulto. L'unica cosa di cui era certo era di aver vissuto in questo mondo per più di trent'anni.
Se dovessi sparire adesso nessuno al mondo se ne accorgerebbe, - pensò. - Se pure lanciassi urla disperate nell'oscurità, nessuno le sentirebbe. Ma finché non verrà il tempo di morire, non posso fare altro che vivere. E io so vivere solo a modo mio. Non sarà encomiabile, ma è l'unico che conosco.

Voto: 4/5

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