giovedì 5 settembre 2013

Teoria della relatività

Estate 2003.
Fine Agosto, Settembre è alle porte. Ormai l'estate sta finendo e al mare la gente inizia a diminuire. Vado al mare verso l'ora di pranzo e ovviamente al campo da beach volley si sta giocando. Ovviamente loro sono già lì. E ovviamente mi aggrego subito alla partita. Tra impreviste ricezioni, battute a rete, tocchi morbidi infami e palle più che dubbie, fai tre set, e smetti solo perché tra il caldo che comunque è sempre presente e il fisico poco allenato non gliela fai più. Sosta sotto l'ombrellone, sempre il solito da anni. Sigarettina, perché siamo atleti, si mangiucchia qualcosa,  un po' d'acqua dissetante e passi il tempo.
Poi a metà pomeriggio un salto al bar, per un caffè o un gelato, con il solito eterno indeciso che ci mette un quarto d'ora. E seduti al tavolo, parte il traversone. In sei, quindi sei carte a testa e fuori i quattro. A vederla dall'esterno uno penserebbe che non ha senso giocare, tanto l'asso di bastoni va sempre dalla stessa parte. O quasi.
Finita la partita dal finale scontato, il sole inizia a calare e la sabbia nera non scotta più, quindi si può ricominciare  a giocare. Ma stavolta si cambia, ci buttiamo sul calcetto. Penso la cosa più massacrante che esista, giocare a calcio sulla sabbia. E gioco in porta, non voglio pensare gli altri.
Arriva il tramonto, sono passate le sette di sera e siamo tutti ricoperti di sabbia come fettine panate. Tuffo in acqua, per forza. Tanto poi a quest'ora neanche sembra tanto sporca. E poi, bisogna ammetterlo, in questi ultimi anni sta migliorando, è quasi decente.
Estate 2013.
Aumentano gli anni, per tutti. Aumentano i chili, chi più chi meno. Aumentano i capelli bianchi. Ma stessi protagonisti, stesso copione. Perché ci vuole scienza, ci vuol costanza ad invecchiare senza maturità.

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