martedì 24 settembre 2013

Una coppa in faccia è per sempre

Dopo la Juve, che è ancora la migliore ma sembra andare avanti per inerzia; dopo il Napoli, che vendendo Cavani ha costruito uno squadrone e ha un allenatore capace, troppo frettolosamente accantonato dall'Inter; dopo la Fiorentina, a cui sembra sempre mancare qualcosa per competere per i primi posti ma ha tutte le carte in regola per mettere in difficoltà chiunque; dopo l'Inter, che si ritrova sempre i soliti attrezzi ma a quanto pare Mazzarri è tanto odioso quanto bravo; e dopo la Roma, che avrà pure battuto squadrette per ora ma negli anni scorsi con le squadrette ci perdeva; solo dopo queste si trova la Lazio attuale, ma più per demeriti altrui. Come il Milan che affida il centrocampo a De Jong, Muntari e Birsa.
Dopo quattro derby arriva la sconfitta, quasi fatale. Statistica? Certo, ogni tanto si vince, ogni tanto si perde. Arbitraggio a sfavore? Qualcosa si può recriminare, ma non può essere certo la causa di una sconfitta arrivata senza praticamente tirare in porta. Appagamento dopo lo storico 26 Maggio? In parte, ma se ben ricordate quella partita, non è che abbiamo fatto poi granché. Solo che stavolta non abbiamo giocato contro degli zombi. A parte Gervinho che sotto porta viene posseduto dal fantasma di Darko Pancev.
Il problema è che non è cambiato nulla, ma da anni. La squadra si regge sempre sugli stessi,che ormai iniziano ad avere una certa età. Continuiamo a non avere un sostituto di valore per Klose, con tutto il rispetto per Floccari. Continuiamo a non avere una riserva di Radu e solo per qualche strana combinazione abbiamo ancora in rosa Cavanda altrimenti non avevamo neanche una riserva per l'uomo di carta velina che occupa saltuariamente la fascia destra. Ti ho pure preso al fantacalcio, mortacci tua.
Colpa di Lotito? Come non dargliene, ormai è palese che non ha intenzione di allestire una squadra che vada oltre il quinto posto. Petkovic? Il campo gli sta dando torto, ma d'altra parte Reja aveva ottenuto molto più di quello che era il valore reale della squadra, e torniamo al discorso dell'età. In effetti, nell'era Lotito ogni risultato è stato ottenuto nonostante il valore della squadra.
E quindi non ci rimane che continuare a galleggiare attorno al quinto posto, sperando di non affondare, tenedoci stretti la coppa Italia dell'anno scorso. Romanisti, vi prego, non tirate fuori il ritornello sul vivere nel passato. Se vi ricordate ancora che nel 1988 la Lazio era in B, come faccio io a dimenticare una coppa alzata in faccia quattro mesi fa?
Potrebbe sembrare una frase di circostanza, ma questo derby perso non è stato come gli altri. Mi è addirittura passato un attimo per la mente che alla fine tutta sta storia per i derby di campionato è quasi inutile. L'avevo scritto, mi pare, a suo tempo, che probabilmente il derby per noi è così importante perché non vinciamo mai un cazzo e abbiamo solo quello. Aver vissuto un derby, probabilmente il solo, che abbia contato davvero mette sotto un'altra luce questo e i prossimi derby di campionato. Non fraintendiamo, mi rode il culo, soprattutto per averlo perso senza averlo giocato. E se ne perderemo cinque di fila mi roderà come non mai. Ma il derby di campionato vale fino al successivo, ti ricordi solo l'ultimo. Vinci e si riparte da capo. Alla fine, se per caso vincessimo il derby di ritorno non penso che qualcuno inizi a dire: "Sì, ma ho vinto il derby d'andata con gol di Balzaretti", sebbene sia mortificante. L'adrenalina, la gioia della storica vittoria in finale di coppa invece non può essere eguagliata. Non c'è rivincita, c'è poco da fare, a meno di un'altra finale. Ma la vedo dura, soprattutto da parte nostra, per adesso. 
Riassumendo, il 26 Maggio è per sempre salvo miracoli, non va dimenticato e deve essere di conforto, ma è un'altra dimensione. La vita di tutti i giorni è ben diversa. Mercoledì inizierà una lunga serie di diciotto partite di campionato con ben poco senso, in attesa del derby di ritorno. Perché va bene tutto, ma qualunque sconfitta con la Roma non può essere accettata a cuor leggero.
Voglio concludere con un segnale positivo. Uno dei pochi a salvarsi, oltre ai soliti Marchetti e Candreva, è stato Lorik Cana. Lento e scarso come pochi, uno di quei giocatori che se lo affronti, sai che o passa la palla o la tua gamba. Ma cazzo se non molla mai. Non è l'ultimo ad arrendersi, perché non si arrende mai.
E poi c'è un gradito ritorno: Zerocalcare.

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