lunedì 7 ottobre 2013

L'ultima partita

I giornali li leggevo in treno - Metro, Leggo, City, qualche altro paio che non ricordo - ed avevo un'informazione completa e pluralistica sul mondo. Ma quei tempi purtroppo sono finiti, ora mi tocca imprecare contro il santo del giorno imbottigliato nel traffico. Telegiornali non li vedo mai, la TV la accendo solo per lo sport o per vedermi qualche film o serie televisiva. Non mi pare di perdermi molto però, sembra sempre la solita merda. Per evitare contaminazioni, al massimo in macchina mi sento Radio Sei. Ed è per questo motivo che sono venuto a conoscenza dell'Ultima Partita. Al Ghione per due settimane c'è in scena uno spettacolo ispirato a Tommaso Maestrelli.
Giudicare il valore dello spettacolo è impossibile. Troppi sentimenti coinvolti. Non si può dire è bello, è brutto, hanno recitato bene o male. Ci si commuove, si piange, e basta. Sul palco si alternano Tommaso Maestrelli, Giorgio Chinaglia, Luciano Re Cecconi, Renato Ziaco, e riviviamo l'incredibile e assurda storia della Lazio dello scudetto. Dalla retrocessione in B del 1971 al terzo posto del 73 allo scudetto del 74 alla salvezza all'ultima giornata del 76. Nel mezzo la malattia di Tommaso, la morte di Re Cecconi, la fuga di Chinaglia. Paralellamente alla vicenda calcistica, viene ripercorsa la vita di Maestrelli, con la moglie Lina che ricorda e rivive episodi del passato, dal primo incontro a Bari alla guerra, dal Maestrelli calciatore della Roma e scampato miracolosamente alla tragedia di Superga al Maestrelli allenatore e figura paterna per Chinaglia e Re Cecconi. Il finale, con Maestrelli, Re Cecconi e Ziaco, ormai morti, che giocano a carte mentre Chinaglia arriva scusandosi per il ritardo, mette a dura prova anche i meno sentimentali.
Tra il pubblico c'erano Massimo Maestrelli, Felice Pulici, Pino Wilson, Giancarlo Oddi e probabilmente me ne sono perso qualcun altro. Certo, loro quei momenti li hanno vissuti, ma io non ero neanche nato. Eppure so quasi tutto di quegli anni e non appena ho saputo dello spettacolo ho preso un biglietto. I calciatori, i dirigenti della Lazio di adesso, vedranno mai uno degli spettacoli? A parte Pancaro che ho visto tra il pubblico. Fregherà qualcosa a Perea, Ederson, Konko, per dirne tre a caso, della Lazio del passato, anzi della Lazio? In una scena si vede Chinaglia incazzatissimo perché hanno perso 5-1 col Torino. Vorrei vedere le facce di tutta la rosa di oggi dopo che abbiamo preso quattro fischioni contro la Juve o dopo aver perso l'ultimo derby. Una volta i calciatori ci tenevano davvero alla maglia mentre ora sono davvero solo dei mercenari. Da questo punto di vista vedere in campo Cana mi fa sentire un po' meglio. Della Lazio se ne sbatterà le palle, è pure discretamente scarso ma almeno ce la mette sempre tutta, si impegna. Non si può volergli male. 
Che rimane dopo la visione dello spettacolo? Tristezza e amarezza. Per la tragica vicenda di Maestrelli, per l'assurda fine di Re Cecconi, per l'incredibile parabola della Lazio di quegli anni, per quanto il calcio faccia schifo adesso, vuoto e senz'anima, un business come un altro, anzi meglio degli altri perché i tifosi invece non sono cambiati poi molto: ancora continuano ad essere fedeli, nella buona e nella cattiva sorte, alla propria squadra. E anche se nessuno li ascolta, continuano a cantare:
Daje aquilotti, nun se po sbajà
Su c'è er maestro che ce sta a guardà..

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