lunedì 17 febbraio 2014

MUSASHI, di E. Yoshikawa

Musashi l'avevo adocchiato da Feltrinelli tempo fa, ma alla fine proprio a un passo dalle casse l'avevo posato. Poi il ritorno di fiamma e quindi una lunga lettura, di oltre ottocento pagine, tra l'altro a quanto pare non è neanche l'edizione integrale. Sono stati tagliati alcuni capitoli. Notizia verificata anche su wikipedia. Non mi sono mai piaciute queste mosse. Mi erano venuti un po' di dubbi sul libro, comunque è un libro degli anni trenta, ambientato nel Giappone del Seicento... c'era il rischio che fosse il polpettone storico pesantissimo. E invece no.
Nonostante per orientarmi fra tutti quei nomi giapponesi ci ho messo più di metà libro, è stata una lettura clamorosamente scorrevole. Oltre alla storia di Takezo, che dopo aver partecipato all'epica battaglia di Sekigahara decide di seguire la via della spada e diventa un ronin - Musashi è il suo nuovo nome, impostogli dal suo maestro Takuan - si intrecciano le vicende di svariati altri personaggi che vanno tutte a convergere poi nell'ultimo capitolo, con lo scontro tra Musashi e Sasaki Kojiro.
Molte cose risultano un po' strane, usanze e comportamenti, ma d'altra parte la storia è lontana sia temporalmente che geograficamente. Credo però che chi ha un po' di dimestichezza col mondo giapponese, e può bastare una discreta conoscenza di manga e anime, non dovrebbe trovare troppo sorprendenti alcune scene.
Personaggi e avvenimenti sono reali, ovviamente romanzati da Yoshikawa, e questo non può che accrescere l'interesse verso il libro. La storia occidentale la sappiamo bene, ma cosa sia successo in oriente per molti è avvolto in un alone di mistero.
Se l'insegnamento religioso fosse solo buon senso comune, non ci sarebbe bisogno dei profeti, per impartircelo.
Sei davvero molto forte, tu, Takezo. L'albero intero tentenna. Ma non vedo la terra scuotersi, purtroppo. Il guaio, sai, è che in realtà sei debole. La tua rabbia non è altro che una forma di meschina cattiveria. La collera d'un vero uomo esprime invece indignazione morale.
"Dopotutto", pensò, "deve esserci, nel tè, più di quanto io riesca a vederci. Altrimenti non sarebbe diventato il punto nodale di tutta una concezione filosofica ed estetica della vita.
Ci sono molti buddisti così, al mondo. Fedeli, li chiamano. Fanno cose disdicevoli e poi corrono al tempio a pregare Amida. Escogitano e compiono imprese diaboliche al solo scopo, diresti, d'ottenere poi il perdono da Amida. ammazzerebbero un uomo come niente, convinte e fiduciose che, se andranno da amida dopo, verranno assolte da ogni peccato e, dopo la morte, andranno al Paradiso d'Occidente. Queste ottime persone danno un poco da pensare.
Non cercare di opporti al sistema dell'universo. Ma prima assicurati di conoscere il sistema dell'universo.
Essere un forte combattente e nulla più è come essere un tifone. Lo stesso dicasi di quegli spadaccini che non pensano altro che alla spada. Un vero samurai, un autentico uomo di spada, ha invece il cuore compassionevole. Egli comprende l'amarezza della vita.
Voto: 4/5

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