martedì 30 ottobre 2012

Super senza piombo

La scelta era tra Pasolini, qualcos'altro che non ricordo e gli anni Settanta. Alla fine ho puntato su questi ultimi, perché Pasolini in parte la so la storia e l'altro era troppo recente, volevo qualcosa di distante. Volevo immagini in bianco e nero. volevo qualcosa che fosse sufficientemente lontano da essere rassicurante. Così abbiamo trascorso un paio d'ore sentendoci raccontare da Carlo Lucarelli gli anni di piombo.
Uno scenario inquietante. C'è stato un periodo in cui in Italia si moriva, spesso e volentieri. Sparatorie come se nulla fosse. Aggressioni, bombe, incendi. Una strage di ragazzi di neanche vent'anni. Non che adesso vada tutto bene, ancora oggi puoi morire per una rissa in discoteca o perché hai detto qualcosa a un incrocio. Ma prima a quanto pare le morti erano ancora più assurde. Bande armate che andavano in giro per le città a cercare qualcuno, dell'opposta fazione, da ammazzare. Passare in una via, vestito in un certo modo, poteva risultare fatale. Secondo Lucarelli, in quegli anni non è passato un giorno senza che qualcuno morisse coinvolto in un attentato o in uno scontro. Si è arrivati al punto che i fascisti sono andati contro le guardie.
Scenari che sembrano impensabili. Se qualcuno me li avesse raccontati senza fare nomi e senza dirmi il periodo, avrei pensato a un paese del terzo mondo, uno di quelli di cui si dice che è meglio non andarci in vacanza perché è pericoloso. Avete presente, quelle storielle sui narcotrafficanti in Colombia o sulle bande armate che assaltano gli autobus di notte in Perù. 
La cosa che però risulta incredibile è il coinvolgimento della gente. Dei ragazzi. Nonostante ci fosse il concreto rischio di prenderle e con un po' di sfiga di lasciarci le penne, molti, moltissimi partecipavano attivamente alla vita politica. Oltre all'innegabile fascino della violenza, c'era la convinzione che si potesse cambiare qualcosa, c'era la voglia di lottare. Non c'era la sfiducia totale nel sistema e soprattutto la rassegnazione di adesso.
Mi dovrei informare meglio sugli anni ottanta e la prima metà degli anni novanta per capire come abbiamo fatto a ridurci in questo stato. O forse no. Occhio non vede, cuore non duole.

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