giovedì 5 gennaio 2012

UBIK, di P. K. Dick

Tra il volo d'andata per la Turchia e quello di ritorno ho letto Ubik. Probabilmente il più bel libro di Dick che abbia letto finora dopo "Ma gli androidi sognano pecore elettriche?" che però avendo il film alle spalle acquisisce un bonus non indifferente. 
Se da un lato si rimane sempre nel filone fantascientifico, con ambientazione negli anni novanta - il libro è degli anni sessanta - e poteri paranormali, telepatici e precognitivi al limite del paradosso temporale, dall'altro due elementi arricchiscono questo libro rendendolo un ottimo libro.
Il primo è la semivita. Nel libro i corpi dei morti vengono ibernati ed è possibile comunicare con loro, anche se non si possono più muovere. Si può comunicare con i corpi dei morti che grazie all'ibernazione mantengono la capacità di pensare e comunicare tramite strani impulsi. Uno dei personaggi si chiede se ha senso la semivita e si risponde: è meglio di nulla.
Il secondo è che, come altri, fa capire neanche troppo velatamente che siamo parte di un meccanismo più grande, che noi siamo solo un ingranaggio, uno dei tanti ingranaggi. Ma raggiunge una dimensione maggiore perché mette in dubbio il grande meccanismo. La nostra stessa realtà. Quella che crediamo realtà, e che forse non lo è.
Ha comunque il solito difetto dei libri di Dick: lascia molte cose in sospeso, anche se meno del solito.
Insomma, un delirio. Un fantastico delirio, allucinante e sconvolgente.La forza dei libri di Dick è il miscelare lo scenario fantascientifico con il presente: i personaggi di Dick vivono nel presente, pensano come uomini del presente, hanno i problemi degli uomini del presente, ma li devono affrontare in un altra realtà.Qualcuno si chiederà probabilmente chi o cosa sia Ubik. Mi dispiace, ma non posso dire nulla. Ubik va scoperto leggendo.
In sintesi: un gran libro, anche se per pochi iniziati perché è molto particolare. Richiede mancanza di pregiudizi verso la fantascienza, un debole per il postmoderno e la voglia di confrontarsi con qualcosa di inspiegabile.
Io sono vivo, voi siete morti.
Io sono Ubik. Prima che l'universo fosse, io ero. Ho creato i soli. Ho creato i mondi. Ho creato le forme di vita e i luoghi che esse abitano; io le muovo nel luogo che più mi aggrada. Vanno dove dico io, fanno ciò che io comando. Io sono il verbo e il mio nome non è mai pronunciato, il nome che nessuno conosce. Mi chiamo Ubik, ma non è il mio nome. Io sono e sarò in eterno.
VOTO:  4/5




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