mercoledì 15 gennaio 2014

PER UNA CIPOLLA DI TROPEA, di A. Defilippi

Ancora racconti, ma questo offre la casa. Gratis, intendo. Poi è un giallo, genere che mi è sempre piaciuto. Il primo libro di spessore che ho letto è stato Il segno dei quattro, di Conan Doyle, comprato alla Conad di Ladispoli tanti e tanti anni fa. E in alto, nella mia libreria, tre file di libri, perlopiù Newton a 1500 lire, tutti con la costina gialla, dominano la stanza. Gialli italiani, però, ne ho pochi. Probabilmente nessuno.

Questa cipollina ha fatto la sua figura. Molto lento e compassato, tranne una lieve accelerata nel finale, il mistero non è di quelli clamorosi, ma è ben fatto. L'ambientazione sicuramente dà un tocco di classe, la Genova del dopoguerra. Per il resto, non può che far piacere rendersi conto che la polizia e gli omicidi non sono una prerogativa di New York o di Londra.
«Basta. Ricordare i morti non serve a niente. L’Italia è piena di armi non denunciate. I nostri e i fascisti se le tengono sotto il materasso, cariche.» «Mio cugino in cantina c’ha un bazooka.» Il maresciallo scosse la testa. «L’ha trovato a Montecassino e se l’è portato a casa. Dice che non si sa mai.»
Anglesio si risedette pesantemente su una cassa vuota. Le mani avevano smesso di tremare, ma lo stomaco era un nodo. Un nodo di ghisa, pensò. «Che mestiere di merda. Non si dovrebbe morire così. Come Buranello» disse sottovoce. «Non si dovrebbe morire. E basta.»
«Andiamo a trovare zia Rina.» Anglesio si accomodò meglio sul sedile, aspirando profondamente il fumo aromatico. «Prima però fermati dal fornaio di via Del Campo. È da stamattina che ho voglia di focaccia.»
 Voto: 3,5/5

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