lunedì 15 luglio 2013

CONFESSIONI DI UN ARTISTA DI MERDA, di P.K. Dick

Delusione. Ho capito l'artista di merda, ma non pensavo che anche il libro fosse sullo stesso tono. Molto, molto deludente. Fiacco, moscio. Da varie parti si magnificava questo romanzo non mainstream, come se fosse necessario per confermare il talento di Dick. E diciamo anche che c'erano buone premesse: titolo intrigante, un protagonista con le giuste caratteristiche: Jack Isidore, l'artista di merda del titolo, un mezzo matto che crede negli UFO e il cui nome dovrebbe dirvi qualcosa, se conoscete Dick.
Il romanzo è scritto in modo molto particolare, difatti il punto di vista cambia continuamente. alcuni capitoli sono scritti visti da Dick, in prima persona; altri dalla sorella, sempre in prima persona. gli altri invece interza persona, ma sempre con un personaggio al centro. Ovviamente ciò non basta. Sebbene rispetto al solito il finale sia meno campato per aria, tutta la storia sembra inconcludente; è come se i grandi dubbi, le paure, le miserie della razza umana che vediamo ad esempio in Ubik o nell'Uomo nell'alto castello venissero diluite, perdessero di vigore. Si intravede il tipico stile di Dick, ma è come se solo  inserendo l'ambiente fantascientifico riesca a dar vita a una storia potente, utilizzando i timori che inevitabilmente sorgono quando si pensa al futuro. Perché comunque è bene ricordare che nei libri di Dick la fantascienza è solo lo scenario.
Vista la grande produzione di Dick, senz'altro ce ne sono molti che ancora non ho letto e che probabilmente risulteranno più soddisfacenti.
Posso vedere tutti i Charley Hume del mondo, con le loro radioline portatili sintonizzate sulle partite dei Giants, un grosso sigaro che gli esce dalla bocca, e quell'espressione vacua sui loro volti grassi e paonazzi... E sono proprio delle mezze calzette come queste che tengono in mano le redini di questo paese, e le sue più importanti attività economiche, e l'esercito, e la marina, in pratica tutto.
Lei agisce sulla vita, la controlla, mentre io mi limito a star mene seduto nella mia automobile lasciando che la mia vita mi scivoli addosso.
Perciò non mi sembra giusto che io debba essere l'unico a pagare lo scotto di credere in qualcosa di palesemente ridicolo. Tutto ciò che voglio è che la vergogna venga ripartita in parti uguali.
Voto: 2,5/5 

Nessun commento:

Posta un commento