lunedì 8 luglio 2013

Notti magiche

Sì, della Confederations Cup non ce ne frega un cazzo. Però che fai, è estate, la voglia di passare una serata insieme c'è sempre, l'Italia un po' per abitudine un po' per interesse alla fine te la vedi, fosse anche l'amichevole con Haiti.
Non ricordo come mai, mi trovavo a passare da Ladispoli la sera, mentre la coppa figlia delle sponsorizzazioni era ancora in svolgimento e mi è bastato fare due passi e respirare l'aria calda estiva, finalmente respirabile dopo sole a picco del giorno, sentire sulla pelle l'umidità, percepire l'odore del mare che poi da casa mia è impossibile ma in fondo è come se ci fosse lo stesso, e tutto d'un tratto sono diventato nostalgico. Quell'aria mi fa sempre venire in mente tante cose, ricordi degli anni passati e quindi più belli, perché tanto le cose tristi poi te le dimentichi.
Però il ricordo più intenso è fatto da tutte quelle sere estive passate davanti alla TV per mondiali o europei. L'attesa spasmodica della partita, da qualche ora nella fase a gironi fino a giorni interi nelle fasi a eliminazione diretta. L'organizzarsi con gli amici. Dove la vediamo? Cosa mangiamo? Chi porta da bere? Mi raccomando i vestiti dell'altra volta. Pure le mutande. Non dimentichiamo le posizioni. Sì, tu rimani per terra, abbiamo segnato appena ti ci sei messo. E poi 90 minuti che a volte diventavano 90 ore, ma 90 minuti in cui tutti tifavano per la stessa squadra, come mai accade. Quando puoi dire che in fondo Totti è un buon giocatore, che il rigore su Inzaghi c'era, perché con la maglia azzurra tutto è concesso.
Perché penso che quelle serate sono speciali? Difficile dirlo... forse perché tante emozioni erano unite tutte insieme, forse perché non sono state molte. Una volta ogni due anni. Ogni evento è associato a un momento ben preciso. Ho pianto per il rigore di Di Biagio ed ero un comune coglioncello delle medie. Ho insultato quel venduto di Byron Moreno al liceo. Ho fatto un'esame di Ottimizzazione di Reti con la bandiera al collo, come un mantello, dopo la finale contro la Francia. Quella vinta, ovviamente. Ho visto le ripetute figure di merda in Sudafrica in un ufficio della Wind. Insomma, penso a una partita, penso a un momento del passato.
La memoria però si ferma al Giugno 1994, Italia-Irlanda 0-1. Houghton all'undicesimo. Dei mondiali in Italia non mi ricordo nulla, avevo solo cinque anni. E neanche è finita bene. Però mi sarebbe piaciuto vivere quei momenti. Ormai sono passati più di venti anni, tanto tanto tempo. Il muro di Berlino era appena crollato, la Germania era riunita. Tempi in cui potevano vincere lo scudetto il Napoli, il Verona, la Sampdoria. La Lazio si era da poco ripresa la serie A, e gli spareggi di Napoli  non erano affatto un lontano ricordo. C'erano Baggio e Schillaci, Maradona, Roger Milla. Non c'era Facebook, non c'era la Playstation, non c'era l'iPhone, non c'era Wikipedia. C'erano ancora la DC, il PCI e il PSI. E c'erano Edoardo Bennato e Gianna Nannini.

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