mercoledì 10 luglio 2013

DIRK GENTLY, AGENZIA INVESTIGATIVA OLISTICA, di D. Adams

L'ho iniziato a leggere di sera, anzi di notte come quasi sempre accade negli ultimi tempi. E mi sono fermato a pagina 42. Un segno del destino? Le strade che un uomo può percorrere? Quello che ottieni se moltiplichi sei per nove? Fate voi.
Il solito, grande, immenso, allucinogeno Adams. Che ha un inizio molto particolare, infatti per far entrare in scena il protagonista ci ha messo quasi mezzo libro. C'è da dire che l'entrata in scena è grandiosa, come potete leggere sotto, e il resto è ancora meglio. Ben sapete quanto io adori Douglas Adams, e se non lo sapete invero lo apprendete in questo istante. Eppure, mi vedo costretto a mettere questo libro un gradino al di sotto degli altri. Forse giusto alla pari con Mostly Harmless, ma solo perché ci sono rimasto malissimo quando ho letto il finale, altrimenti sarebbe l'ultimo in solitaria.

A dir la verità, le ultime venti pagine non le ho capite. Sono stato mezz'ora a cercare un riassunto della trama abbastanza esauriente da farmi capire che cazzo è successo e ancora ho dei punti oscuri. Poi quando entrano in gioco le macchine del tempo, i paradossi mi andano in corto circuito. Aggiungete che poi di fatto ci sono tre storie, di cui una decisamente insensata, che convergono nel finale e capirete che è troppo.
D'altronde, non poteva essere altrimenti. Dirk Gently è un investigatore, che si trova coinvolto in un caso di omicidio. Il principale sospettato è un suo vecchio compagno di college. Un monaco elettrico ogni tanto compare tra i capitoli. Cavalli vengono abbandonati nei bagni. Divani restano incastrati per le scale. I viaggi alle Bermuda per trovare gatti smarriti in Inghilterra sono all'ordine del giorno. I fantasmi esistono. Samuel Taylor Coleridge a quanto pare era molto rilassato.
Non ho tirato frasi a caso, la storia è questa. Potrebbe sembrare confusa se non sapete che il termine "olistica" si riferisce alla convinzione di Dirk che il punto importante sia la sostanziale interconnessione di tutte le cose.
Bene, quello che tu devi capire, signorina, è che i greci, non contenti di aver dominato la cultura del mondo classico, sono anche gli ispiratori della più grande, potremmo dire l'unica, opera di autentica immaginazione creativa prodotta in questo secolo. Mi riferisco naturalmente agli orari dei traghetti greci. Un'opera di fantasia delle più sublimi. Chiunque abbia viaggiato nell'Egeo te lo confermerà. [...] Lo sapevi, signorina, [...] che il libro dell'Apocalisse è stato scritto a Patmos? È così. Da San Giovanni l'Evangelista, come sai. A me sembra che mostri chiarissimi segni del fatto che è stato scritto aspettando un traghetto. Eh, già. Io la penso così. Comincia, no, con quell'atmosfera sognante che si ha quando si deve far passare del tempo, annoiandosi, fantasticando, per poi pian piano crescere fino a una specie di picco di disperazione allucinatoria.
Credeva in una porta. Doveva trovare quella porta. La porta era la via verso.. verso.. La Porta era La Via. Bene. Le maiuscole erano sempre il modo migliore di cavarsela con tutto ciò per cui non si aveva una buona risposta.
Avrebbe continuato a crederci quali che si rivelassero i fatti, perché quale altro era il significato della Fede?
Svlad Cjelli. Noto come Dirk, anche se, pure qui, "noto" non era proprio la parola giusta. Famigerato, casomai; ricercato, eternamente chiacchierato, anche queste cose erano vere. Ma noto? Solo nel senso in cui poteva esserlo un grave incidente in autostrada:  tutti rallentano per dare un'occhiata, ma nessuno vuole avvicinarsi troppo alle fiamme. Ignobile, gli si addiceva di più. Svlad Cjelli, ignobilmente noto come Dirk.
Per tua fortuna, - proseguì - sei capitato proprio nel posto giusto con il tuo affascinante problema, visto che nel mio dizionario non esistono parole come "impossibile". In effetti, - aggiunse brandendo il povero libro maltrattato - pare che manchi tutto ciò che sta fra "halibut" e "morbillo".
Il cielo, che al mattino aveva esordito con tanta vivacità e buonumore, iniziava a perdere la propria concentrazione, scivolando di nuovo verso il suo abituale aspetto britannico, ovvero quello di uno strofinaccio per i piatti umido e ammuffito.
Sherlock Holmes una volta ha detto che, eliminato l'impossibile, ciò che resta, per quanto improbabile, deve essere la risposta. A me, però, non piace eliminare l'impossibile.
Voto: 4/5

2 commenti:

  1. Ciao. Anche io ho avuto lo stesso problema. Sono arrivato alla fine del libro e l'ho dovuto leggere daccapo. La seconda volta ho sistemato altre tasselle.... Ma qualche dubbio resta ed il cruccio è di non riuscire a capire completamente tutto, perché Adams è un genio e un senso l'ha messo come suo solito, ma deve essere scoperto ! Sicuramente mi manca la cultura/conoscenza della letteratura britannica per trtrovare posto agli ultimi tasselli. libro è stupendo:un mosaico che si compone alla fine.... Mi vengono ancora i brividi a pensare come il quadro si faceva definito alla fine.... Ti propongo di contattarmi e mettere assieme le conclusioni, per arrivare alla soluzione finale dell'enigma. Ciao.

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  2. Ciao. A quanto vedo non sono stato l'unico a perdermi...Purtroppo è passato un po' di tempo da quando l'ho letto, quindi non è che mi ricordi benissimo la trama. Se riesco a trovare un po' di tempo per rileggerlo ne possiamo parlare, magari qualcosa esce fuori. Ciao!

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