mercoledì 8 maggio 2013

NEL SEGNO DELLA PECORA, di H. Murakami

Sì, Murakami, e i giapponesi in generale, hanno delle turbe mentali. Un libro basato sulla ricerca di una pecora che ha poteri mistici assieme ad una ragazza che ha delle orecchie bellissime, e detta così sembra ancora un libro normale. Per rispetto a chi mai leggerà queste pagine e non avesse letto il libro e avesse intenzione di leggerlo, combinazione improbabile ma pur sempre potenzialmente esistente, non dico nulla sul finale anche se ci sono altri elementi che accrescono il delirio.
D'altra parte, il libro è fantastico. Le citazioni sono tutte della prima metà del libro perché poi non riuscivo a smettere di leggere per appuntarmi le frasi da riportare. No, le orecchie ai libri non le faccio e no, non avevo segnalibri o pezzi di carta o qualunque altra cosa per segnarmi le pagine. E comunque ero troppo preso dalla lettura.
Diciamo che rispetto a Norwegian Wood coinvolge di più, l'intreccio narrativo è più coinvolgente grazie alla misteriosa pecora di cui non posso dirvi nulla, però ha una minore profondità, la psicologia dei personaggi risulta in secondo piano rispetto al misterioso grande piano universale ricamato dalla pecora. Immagino che influisca il fatto che questo libro è stato scritto prima, quindi lo stile era ancora da affinare.
L'unico problema, ma non so se riguarda solo me, è che del finale non ci ho capito un cazzo. Non c'è una spiegazione, ma solo accenni sparsi da ricostruire, io ci ho provato ma non sono sicurissimo della mia interpretazione. E poi finisce di botto, senza che ce lo si possa aspettare. Leggo una frase, giro pagina, bianco. Il libro era finito.
A quell'ora del mattino la radio trasmetteva innocue canzoni pop, una dopo l'altra. Ascoltandole, mi dissi che nell'ultimo decennio il mondo non aveva fatto la minima evoluzione. Erano cambiati soltanto i cantanti e i titoli delle canzoni. E io ero più vecchio di dieci anni
Non ci capivamo più al cento per cento, è vero - forse nemmeno al settanta per cento -, ma lui era il mio solo amico dei tempi dell'università, e vederlo giorno dopo giorno traformarsi in una persona poco rispettabile mi addolorava. Però in fin dei conti diventare adulti e invecchiare forse significa proprio questo.
Le persone si dividono più o meno in due categorie: i realisti mediocri e gli idealisti mediocri.
Non avevo nessun altro a cui telefonare. Ero nel cuore di una città dove milioni di persone affollavano le strade, e potevo chiamarne soltanto due. Come se non bastasse, una di queste era la mia ex moglie, da cui avevo appena divorziato.
Avevo già visto una donna ridere in quel modo, ma non mi ricordavo più chi, né dove. È incredibile in quante cose si somiglino le donne quando sono svestite, finisco sempre col fare confusione.
Voto: 4,5/5

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