lunedì 20 agosto 2012

La leggenda del toro fantasma

Pamplona la domenica non esiste. Priva di abitanti, la morsa del caldo che si affievolisce appena. E non è che il lunedì la situazione migliori più di tanto. Vicino al Casco Antiguo c'è una zona fortificata, chiamata la Ciudadela, che la guida definisce "sobria": ecco, Pamplona è una città sobria. Una città come piace a me, senza troppe cose da vedere, da vedere senza fretta tanto due giorni bastano e avanzano.
La città è indissolubilmente legata a Hemingway e ai Sanfermines. Targhe commemorative, foto, ostelli, anche un doner kebab ricordano che Ernest Hemingway è stato a Pamplona e ne è rimasto estasiato. Un bar, con orgoglio, aveva sulla lavagnetta di fianco alla porta questa scritta: "Hemingway non è mai stato qui". Grande..
Passeggiando per le vie del Casco Antiguo si vedono i cartelli con le descrizioni del percorso dell'Encierro e il pensiero non può non andare ai giorni di luglio in cui, alla curva della Estafeta, i tori non riescono a frenarsi e si schiantano sulle barriere per poi ripartire, incornando e travolgendo chi si attarda. La gente nelle strade a bere e festeggiare fino all'alba e poi alle otto del mattino l'Encierro, con la folla assiepata ai bordi delle strade, sui balconi e in attesa nella Plaza de Toros.
La visita al museo dell'Encierro è stata utile per capire una cosa fondamentale: l'obiettivo non è scappare dai tori, ma restargli vicino il più possibile. Si fottessero i soliti animalisti coi loro pipponi, è una gran cosa. A parte che oltre a essere una tradizione di oltre seicento anni è una festa religiosa, prima di iniziare l'Encierro si recita anche un canto per San Fermín, quindi non potrà mai essere abolita, non è solo follia. È la sfida eterna dell'uomo contro qualcosa di più grande, di più difficile. È l'essenza dell'essere umano, andare sempre contro i propri limiti. Mi dispiace non avere le palle per provarci

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