mercoledì 7 maggio 2014

IL PENDOLO DI FOUCAULT, di U. Eco

Non proprio tutto d'un fiato, perché è voluminoso e il tempo è sempre poco, ma sicuramente il coinvolgimento è stato di alto livello, roba che recentemente ricordo solo Player One, irraggiungibile perché ho passato tre giorni di fila a leggere rinunciando a qualunque altra attività.
In effetti è impostato molto strano, nel senso che inizia a Parigi e poi è tutto un lungo e contorto flashback che copre anni che solo negli ultimi capitoli ci riporta al presente. Ci si perde, nei meandri dei riferimenti ai templari e ai Rosa-Croce, e non ho ancora le idee ben chiare. Ma come per le citazioni in latino presente nel Nome della Rosa, che ho saltato a pié pari, non è importante. L'essenza del libro è data dal Piano in sé.
I portagonisti, quasi per caso, iniziano a inventare questo piano, che sarebbe un'interpretazione e una spiegazione degli avvenimenti legati ai Cavalieri Templari e alle varie sette organizzazioni segrete nei secoli, come la massoneria. E ci riescono bene, legando praticamente qualunque evento dal rogo in cui perì Jacques de Molay in una grande congiura ordita dai fantomatici successori dei templari tanto che un gruppo di esaltati ci crede davvero.
D'altra parte, le variabili sono talmente tante che con un po' d'impegno si può trovare collegamento con qualunque cosa, soprattutto se si costruisce partendo dal risultato. E se non ci sono prove certe per confermare qualcosa, non ce ne sono neanche per smentire, tanto che leggendo può venire la tentazione di cascarci e iniziare a crederci davvero.
E quindi vediamo che un prodotto della fantasia, creato partendo da tasselli reali, diventa reale esso stesso e mi fa venire in mente Feuerbach. E sicuramente la religione, soprattutto quella tendente al fanatismo, è uno dei migliori esempi ma ce ne sono molti altri; fondamentalmente se qualcosa è plausibile e ci va di crederlo, nessuno ci può fermare. 
Credo che si diventi quel che nostro padre ci ha insegnato nei tempi morti, mentre non si preoccupava di educarci. Ci si forma su scarti di saggezza.
Ciascuno di noi ogni tanto è cretino, imbecille, stupido o matto. Diciamo che la persona normale è quella che mescola in misura ragionevole tutte queste componenti, questi tipi ideali.
Altrettanto tribale e stregonesco, diceva con odio rivoluzionario, dei riti calcistici, che vedono i diseredati spendere la loro energia combattiva, e il senso della rivolta, per praticare incantesimi e fatture, e ottenere dagli dei di ogni mondo possibile la morte del terzino avversario, dimentichi del dominio che li voleva estatici ed entusiasti, condannati all’irrealtà.
non ci sono informazioni migliori delle altre, il potere sta nello schedarle tutte, e poi cercare le connessioni. Le connessioni ci sono sempre, basta volerle trovare.
Come diceva quel tale, per ogni problema complesso c’è una soluzione semplice, ed è sbagliata.
Credo non ci sia più differenza, a un certo punto, tra abituarsi a fingere di credere e abituarsi a credere.
Voto: 4,5/5

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