lunedì 19 maggio 2014

LE BEATRICI, di S. Benni


C'è stato un tempo in cui mi comprai una decina di libri di Benni, letti uno dopo l'altro. Poi c'è stato il tempo i cui ho comprato e letto la Grammatica di Dio. E poi, niente. Come se dopo la Grammatica di Dio avesse raggiunto il massimo e non avrebbe avuto senso leggere altro, sarebbe stato troppo deludente. Non mi sbagliavo, seppure con le dovute attenuanti.
Le Beatrici non è un romanzo, sono dei monologhi teatrali quindi non è possibile fare un paragone corretto. Però d'altra parte se prendiamo i monologhi teatrali scritti da Ascanio celestini, per dire, è tutta un'altra cosa. Era partito benino, poi si è un po' perso. Non nascondo che il tentativo l'ho fatto solo perché era in offerta scontatissima. E per quel prezzo, e dopo anni di onorata carriera, una défaillance si può perdonare.

Oh, è curiosa la vita nel Medioevo. Che poi Medioevo lo dite voi, io dico milleduecentottantaquattro, poi voi lo chiamerete come vi pare, le epoche gli si dà nome dopo. Le dittature, ad esempio, se ne parla male solo dopo, intanto tutti se le puppano.
Eccolo, il segreto del nouvel industrialisme. Vecchie idee avide e misere riproposte come moderne con maionese di slogan... oppure, nuove piccole idee, porzioncine di idee ma servite dentro grandi piatti dorati e tutto intorno salse verdi e spezie e pomodorini che sembrano rubini, e come tocco finale una bella oliata di tangente... così si esce dall’impasse e l’economia prospera... o quasi”.
Voto: 2,5/5

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