venerdì 16 maggio 2014

IL POPOLO DEL TAPPETO, di T. Pratchett

Infine è arrivato il momento. Dopo una lunga attesa, a prendere polvere in fondo alla lista degli autori da leggere, ho letto un libro di Sir Terence David John Pratchett. Ovviamente partendo dall'nizio, con il suo primo libro. Le attese che si erano create, nel tempo, erano pesanti. Era il predestinato a raccogliere la maglia numero 10, quella del fuoriclasse. L'autore che mi garantisce un livello di lettura qualitativamente superiore.
Ci è riuscito, disimpegnandosi con estrema classe. Un fantasy a tratti anche epico, se non fosse per il tono decisamente umoristico, che detto così per molti creerebbe fraintendimenti; è un umorismo che ricorda molto Douglas Adams, e se qualcosa fa ridere o comunque strappa un sorriso non va inteso necessariamente come una cazzata, anzi. Il fatto che i protagonisti vivano in un tappeto non implica che non è possibile assistere comunque al solito epico scontro fra il bene e il male e tutte le solite storielle.
Un libro che mi ha dato il classico effetto cinque minuti. Leggi un po', poi dici vabbè dai leggo altri cinque minuti che finisco il capitolo, poi tanto l'altro capitolo è breve a sto punto leggo pure quello e così via fino alle due di notte.
Adesso, dopo un altro paio di letture preliminari, non rimane che tuffarsi nel Mondo Disco.
Chiamavano se stessi i Morrunghi, ossia La Gente, o i Veri Esseri Umani. È così che la maggior parte della gente chiama se stessa, tanto per cominciare. Finché un giorno s'incontra dell'altra gente e le si affibbia un nome tipo L'Altra Gente o, se si è di cattivo umore, il Nemico.
"Scoprire che tutte le tue peggiori paure non sono vere, è brutto quasi quanto scoprire che lo sono", pensò Snibril.
Personalmente non direi che la scomparsa dei libri di storia sia la cosa peggiore, giovanotto - proseguì la signora Vortex. - La cosa peggiore, con tutta probabilità, è morire. La storia è capace di badare a se stessa.
Voto: 4/5

Nessun commento:

Posta un commento