mercoledì 14 maggio 2014

Paris vaut bien une messe - tiers état

Una volta che hai visto tutto quello che devi vedere, tutto quello che se non lo vedi ti possono venire a dire: ma che davero sei stato là e non l'hai visto? Ma sei un cojone!, viene la parte migliore. Quando vai in giro senza obblighi sociali, fai quello che cazzo vuoi e scopri cose che non rientrano nel menu fisso.
Che so, i cimiteri. Che poi nei cimiteri di Parigi ce ne sono di cadaveri illustri, ma sono luoghi che tipicamente non attirano molto. Eppure, bisognerebbe visitare centomila cimiteri e festeggare la vita ogni sera, dicevano i Rein, e quindi un salto a Montparnasse e al Père-Lachaise era doverosa. Tra Jim Morrison e Oscar Wilde, Baudelaire e Julio Cortázar, rifletti. Su tante cose. Tipo che a Roma, che pure gente importante sepolta ce n'é, mai passato per la testa di andare per cimiteri.
Ci sono tante cose che uno trascura perché sono banali, o neanche le sa. Passeggiare per il Marché aux fleurs di Place Lepine cosa ha di speciale? Niente, sono fiori. Ma ti trovi comunque sull'Île de la Cité, a Parigi, mica a Montespaccato. Sebbene in francese probabilmente suonerebbe intrigante, Montfendu. E la Butte aux Cailles, sebbene la Lonely Planet la segnali, non è la zona che uno andrebbe a vedere. A meno di avere l'appartamento lì vicino e a meno di aver trovato casualmente su Google Maps un ristorante basco in zona. Chez Gladines, a rue des cinq diamants. Anch'esso riportato sulla Lonely Planet, ma l'avevo scovato senza aiuti. E con un po' di difficoltà, vista la folla, ci ho anche meravigliosamente mangiato.
Poi le cose che vuoi vedere per forza. Il pendolo di Foucault, per il solito discorso del progresso tecnologico e bla bla bla di cui si diceva prima e perché dopo aver letto Eco era la ciliegina sulla torta. Peccato che il Pantheon - non ci sono andato solo per quello, eh, ma era la motivazione principale, lo ammetto - lo aveva smontato e quindi ho dovuto ripiegare al Musée des arts et métiers, che si è rivelata una piacevole scoperta. E Place Clichy, che con Pigalle e Montmarte vicino diresti che senso ha soffermarsi? E però è in Place Clichy che inizia il Voyage au bout de la nuit, e quindi il senso c'è, eccome se c'è. Nonostante tutto, molte cose mancano ancora. Les Invalides, che da fuori l'ho visto, con un trionfale ingresso dal ponte Alexandre III, ma c'era un bel museo dentro. E il Musée d'Orsay, e il Centre Pompidou, e l'interno del Sacre Coeur. E Saint Denis.
Cioè, la basilica è stata smarcata con semplicità. Parlo dello stadio. Non che mi interessi particolarmente. Ma visto che il grosso è stato fatto, una bella trasfertina a Parigi per vedersi le Tournoi des Six Nations sarebbe molto bello.
Anche perché se non trovo il modo di ottenere dei macarons, ogni tanto ci devo tornare. Un po' come qualcuno con le coquelines. Che ho dovuto comprare, per forza. Sono meglio i macarons, però. Mi dispiace.
Avrebbe meritato un libro, Parigi. Solo che sarebbe venuto troppo corto, mejo un par de post al volo sul blog. Almeno così mi sono detto per giustificare il fatto che non avevo nessuna voglia di scrivere.
If you are lucky enough to have lived in Paris as a young man, then wherever you go for the rest of your life, it stays with you, for Paris is a moveable feast (Ernest Hemingway)

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