venerdì 24 febbraio 2012

Inferno e paradiso

Niente miracoli, ma dopo l'impietosa gara d'andata era impossibile anche solo sperarci. La Lazio saluta l'Europa League così come l'aveva iniziata, a testa bassa, perdendo anche al Vicente Calderòn 1-0. Neanche avevo tanta voglia di vedere la partita, ogni volta che davo un timido sguardo al televisore vedevo la solita squadra priva di mordente, e riprovavo dopo una decina di minuti.
Addio Europa, quindi; ci resta il campionato in cui miracolosamente, sto abusando di questo termine, siamo terzi. Ma è possibile che la squadra terza in classifica giochi un calcio deludente, non riesce a segnare se non gioca un crucco trentatreenne e sia senza allenatore? Cose da pazzi. La faccenda allenatore è priva di senso. Fino all'ultimo derby, i tifosi odiavano a morte Reja e la dirigenza lo difendeva, nonostante la squadra avesse qualcosa da ridire.
Ora i tifosi lo adorano, la squadra è con lui e arrivano le dimissioni per divergenze contro la dirigenza. Non ho proprio la forza di dire nulla. Scelte di mercato, scelte tattiche, niente. Basta. Probabilmente abbiamo toccato il punto peggiore della stagione, dopo tre sconfitte consecutive tra cui un umiliante 5-1, siamo fuori da tutto, siamo senza allenatore e fra due settimane c'è il derby. Che vista la situazione disperata, è quasi meglio. Tanto affossarci di più non è possibile, mentre se vinciamo sull'onda dell'entusiasmo forse qualcosa si combina. Forse.
Cercando su Google novità sul prossimo allenatore della Lazio, è apparsa un'intervista di Zeman. Secondo lui il mercato non c'entra nulla con le dimissioni di Reja, ci devono essere motivazioni più profonde. E fin qui, sti cazzi. Poi iniziano ad apparire altri link. Del tipo "Zeman, sirene da Lazio e Inter". Non li ho voluti leggere, che poi ci credo e non sopporto quando le illusioni diventano delusioni.
Mentre la Lazio iniziava il terzo atto della sua discesa verso l'inferno, l'Udinese, invece, aveva appena finito la sua risalita, vincendo 3-0 contro il PAOK e passando il turno, si giocherà gli ottavi di finale contro gli olandesi dell'AZ, che non si chiamano così perché sono sponsorizzati dal dentifricio, ma perché è la sigla di Alkmaar Zaanstreek; che non ho idea di che voglia dire, ma non è il dentifricio. Ma l'Udinese non era l'unica a giocare alle 19.
Grazie a Mediaset Premium, non ho potuto seguire l'Athletic. Ovviamente, avere sette canali dedicati al calcio su quel fottutissimo digitale terreste è puramente un fatto estetico, visto che le partite di Europa League trasmesse erano solo due: PAOK-Udinese e Valencia-Stoke. Che cazzo ve la prendete a fare l'esclusiva della coppa se poi non fate vedere un cazzo? Ero tentato dallo streaming, ma alla fine per pigrizia ho scelto la soluzione più semplice: la diretta gol di Mediaset. 
Dopo il 2-1 dell'andata, in teoria bastava farne uno e non prenderne. Il primo tempo però finisce 0-0. Mi perdo i primi dieci minuti cenando e appena torno sento il telecronista che pronuncia parole tremende. Amorebieta, saltato nettamente dall'avversario, commette un evidente fallo tattico prendendosi un meritato giallo. Non pago, protesta come un dannato e ottiene anche il secondo. In dieci, con mezz'ora ancora da giocare e costretti a segnare per passare il turno. Benissimo. E poi all'improvviso il miracolo, sempre lui. L'Athletic attacca, come se non fosse successo niente, anzi, ancora con più veemenza. Calcio d'angolo, torre di Llorente e Iker Muniain da posizione ravvicinata mette dentro il gol del vantaggio. Il gol che vale la qualificazione. Athletic-Lokomotiv Mosca 1-0. Il gol che vale gli ottavi di finale. Il gol che vale il Manchester United.

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