mercoledì 8 febbraio 2012

UNDERWORLD, di D. Delillo

Dopo più di due settimane ho finalmente terminato la lettura di Underworld. Una lettura lunga e impegnativa, sia per la dimensione del libro, oltre ottocento pagine, sia per la corposità.
Un libro strano, che non mi ha mai preso fino in fondo, molto lento, una trama che di fatto non c'è; sembra più di assistere, di guardare quello che accade ai personaggi nella loro vita quotidiana, in cui ci sono momenti particolari ma rappresentano l'eccezione. Ma questa vita, che ci scorre davanti nell'arco di ben quarant'anni, è la vita negli Stati Uniti, ben distante dal sogno americano, una vita in cui l'elemento ricorrente in maniera ossessiva è non a caso la spazzatura. Il simbolo della faccia triste dell'America.
Il filo conduttore del libro è una palla da baseball, quella del fuoricampo decisivo in una leggendaria partita  tra Dodgers e Giants al Polo Grounds di New York; nel libro questa pallina passa di mano in mano fino ad arrivare a Nick Shay, tifoso dei Dodgers che per qualche strano motivo ha voluto acquistare il simbolo della sconfitta della sua squadra, come una specie di catarsi. Nick lavora in una società che si occupa della costruzione e gestione di discariche, Nick è l'ultimo possessore della pallina, tutti gli altri personaggi del libro sono in qualche modo legati a Nick, anche se distanti, anche se non si conoscono.
Questo mi ha colpito del libro. La sua struttura. Questa fitta ragnatela di collegamenti in cui ci si lascia avvolgere pagina dopo pagina. E poi il libro scorre a ritroso. Tranne il prologo e l'epilogo, tutti i capitoli sono invertiti temporalmente, dagli anni novanta agli anni cinquanta; questo scorrere alla rovescia fa sì che vediamo ad esempio la storia di Nick bambino sapendo già cosa succederà in seguito, sapendo già quali saranno le scelte che farà.
In definitiva un buon libro; i difetti sono compensati dalla consapevolezza di leggere un grandioso affresco sulla società moderna. Di solito diffido dei mattoni, invece Underworld mi ha  soddisfatto. Penso che Delillo abbia del potenziale,merita senza dubbio un approfondimento.
Per concludere, qualche citazione. Più del solito, ma il libro era molto più grande del solito.
Beh, non ho comperato l'oggetto per la gloria e il dramma che si porta dietro. È una storia che non ha niente a che fare con il fuoricampo di Thomson. Riguarda il lancio di Branca. Ruota tutta intorno al perdere.
La civiltà non era nata e fiorita tra uomini che scolpivano scene di caccia su portali di bronzo e parlavano di filosofia sotto le stelle, mentre l'immondizia non era che un fetido derivato, spazzato via e dimenticato. No, era stata la spazzatura a svilupparsi per prima, spingendo la gente a costruire una civiltà per reazione, per autodifesa. Eravamo stati costretti a trovare il modo di liberarci dei nostri rifiuti, di usare quello che non potevamo gettare, di riciclare quello che non potevamo usare. La spazzatura aveva reagito alla spinta crescendo ed espandendosi. E così ci aveva costretti a sviluppare la logica e il rigore che avrebbero condotto all'analisi matematica della realtà, alla scienza, all'arte, alla musica e alla matematica.
Non sto dicendo che il sesso è la nostra divinità. Per carità. Ma solo che il sesso è l'unico segreto che si avvicini a uno stato di esaltazione condivisibile, condiviso da due persone, più o meno senza parole e in parti più o meno uguali, e questo lo rende potente e misterioso, e soprattutto degno di essere protetto.
Confezioni attraenti e antidolorifici. Sono queste le cose che mandano avanti il paese.
Bronzini invidiava gli spensierati arrivi dei ritardatari della vita. dove lo trovano di arrivare in ritardo, di inscenare ripetutamente la stessa villanata alla faccia di chi aspetta? [...]Bronzini provava invidia e ammirazione a un tempo. Evidentemente i ritardatari erano gente che rifiutava di lasciarsi condizionare da squallide questioni di tempo e coscienza.
Quello che sapeva dell'arrotino era che veniva dalla stessa regione della famiglia di Jimmy, nei pressi di una città chiamata Campobasso, sulle montagne, dove i ragazzi venivano addestrati ad affilare coltelli.
Il capitale elimina le sfumature di una cultura. Investimenti esteri, mercati globali, acquisizioni societarie, il flusso di informazioni dei media transnazionali, l'influenza attenuante del denaro elettronico e del sesso virtuale, denaro mai passato di mano e sesso sicuro al computer, la convergenza del desiderio dei consumatori - non che la gente voglia le stesse cose, ma vuole la stessa gamma di possibilità di scelta.
Sono stati gli U.S., dice Viktor, a progettare la bomba al neutrone. Molti neutroni, pochissimi danni alle cose. Il perfetto strumento capitalista. Uccidere la gente, risparmiare la proprietà.
Voto: 3.5/5

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