giovedì 2 febbraio 2012

La fede e i luoghi di culto nell'epoca moderna

Nonostante tutto, è bello andare allo stadio. Era un anno che non ci andavo, forse per questo mi ha fatto quest'effetto. Nonostante uno sport che cerca sempre più di allontanarti dallo stadio, uno sport in cui il marcio sale a galla sempre con maggior frequenza, basta riavvicinarsi allo stadio e sembra svanire tutto, rimane solo la magia del gioco del calcio.
Una città bloccata, migliaia di persone che convergono verso un unico punto, vanno lì ore prima, si accalcano nei bar e nei chioschi nei dintorni alla ricerca di un panino con salsiccia, peperoni e senape e una birra. Ti trovi circondato da persone sconosciute, alcune hanno delle facce truci che se li incontrassi in qualsiasi altro posto avresti paura; ma ora sono come te, tifano la tua stessa squadra, fanno parte della tua famiglia.
Se arriva un gol ti puoi ritrovare anche abbracciato a uno sconosciuto, condividendo la gioia  della rete segnata come con una persona che conosci da una vita. Ti senti parte del tutto formato dai tifosi, che canta, esulta, bestemmia, salta come un'unica cosa.
Uscendo fuori, a fine partita, cammini, tra facce sorridenti, compiaciute; una marea umana si riversa nelle strade, auto ovunque in un grande ingorgo, auto che suonano i clacson, bandiere sventolate, grida. E tutto questo per una partita, una qualunque delle trentotto partite di campionato, a tre giorni di distanza dall'ultima giocata e a quattro dalla prossima da giocare.

Dimenticavo. La Lazio ha battuto 2-0 il Milan; la partita non è stata un granché.

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