venerdì 4 maggio 2012

PUNTO E A CAPO, del Subcomandante Marcos

Questo libro è un'intervista, anzi due interviste fatte al subcomandante Marcos nel 2008, in cui fa un po' il punto sulla situazione dell'Ezln: ripercorre gli avvenimenti passati, analizza le mosse fatte e da farsi, affronta il tema della sua figura, sicuramente il simbolo dell'Ezln, con i vantaggi e gli svantaggi che ha comportato per il movimento e per se stesso.
Senza dubbio è un buon modo per conoscere una parte di mondo, lo stato messicano del Chiapas, con i suoi problemi, con le rivendicazioni del popolo e conoscere aspetti che i media internazionali non hanno nessuna intenzione di pubblicare. Marcos stesso dice che ormai sono passati di moda, non fanno notizia e quindi l'Ezln e le sue attività passano sotto il silenzio dei mezzi di comunicazione internazionali. Tra una domanda e l'altra, Marcos ci svela anche qualcosa di se stesso, come le sue letture preferite o la donna che ritiene sia la più bella del mondo.
A meno che  siamo fermamente convinti che tutto va bene e che questa società capitalista è un modello che può andare avanti senza problemi, è un libro da leggere. A queste persone consiglierei però almeno di riflettere sull'ultima citazione che propongo.
Questo è l'ultimo, prometto. Dal prossimo libro, basta politica. Almeno per un po'.
La nuova generazione oramai non s'aspetta nulla dal governo e nemmeno dai partiti politici. Sa che dobbiamo risolvere direttamente noi i problemi. E quello che dobbiamo fare è ottenere l'aiuto della gente esterna alle comunità, ma non permettere più l'ingerenza, neanche di chi ci aiuta, su cosa si deve fare e come.
Noi pensiamo che all'origine di tutto ciò ci sia il vincolo economico tra uomo e donna e che non si può parlare di liberazione della donna se questa dipende economicamente dall'uomo
Quello che vogliamo è evitare che la politica sia dei professionisti e che diventi una carriera o un modo di vivere. Tutti coloro che fanno parte delle Juntas del Buen Gobierno o delle autorità autonome sono contadini che durante il periodo in cui dura il loro incarico lasciano le campagne e nel frattempo la comunità provvede a loro, però devono tornare. Questo è uno dei pochi posti al mondo in cui un governante, dopo essere stato al governo, ritorna a casa sua povero come prima, con gli stessi bisogni, a lavorare e a fare le stesse cose che faceva prima. [...] Vogliamo farla finita con l'idea secondo cui governare è una faccenda da specialisti. All'inizio ci spaventa ma, nel momento in cui cominciano ad eserci dei progressi, ci si accorge che non bisogna essere laureati per sapere cosa serve alla nostra gente. E in questo processo di staffetta si evitano i casi di corruzione, perché al governo non conviene comprare più nessuno, visto che poco dopo non ci sarà già più.
Quando abbiamo smesso di parlare, oppure abbiamo parlato meno e ascoltato di più, è stato realmente quando siamo entrati nelle comunità, quando abbiamo iniziato a rispettarle.
Il capitalismo è l'unico sistema che è capace di convertire in merce una disgrazia.
Voto: 4/5

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