mercoledì 2 maggio 2012

SULLA SIERRA CON FIDEL, di E. Guevara

Dopo l'overdose di Marx, inizia la fase di transizione verso le letture convenzionali. Questo libretto, come si capisce facilmente dal titolo, è il racconto della Revolución Cubana fatto dal Che; solo una parte, in realtà, la parte iniziale, quando i barbudos erano asserragliati nella Sierra Maestra. Diciamo che è una via di mezzo tra un diario e un resoconto, non a caso il titolo originale in spagnolo era "Pasajes de la guerra revolucionaria".

Uno stile semplice, asciutto, concreto, tremendamente efficace, in cui non si lascia spazio al sentimentalismo. Decisamente un buon libro, soprattutto per chi vuole avere notizie di prima mano sull'argomento. I difetti, come detto, sono che non copre tutto l'arco della Revolución e che è troppo incentrato sull'azione, lasciando poco o niente alla riflessione su quegli importanti avvenimenti. Nel complesso un libro gradevole, che ho terminato di leggere in due giorni.
Hasta siempre, comandante.
Quella fu la prima volta che mi si pose davanti il dilemma se dedicarmi alla medicina o al mio dovere di soldato rivoluzionario . Avevo davanti uno zaino pieno di medicamenti e una cassa di proiettili, pesavano troppo per trasportarli insieme; presi la cassa di proiettili, lasciando lo zaino per atrraversare lo spazio che mi separava dalle canne.
Una volta mi capitò di interrogare il Vaquerito, dopo una delle riunioni notturne di lettura che tenevamo nella colonna, qualche tempo dopo il suo arruolamento. Il Vaquerito incominciò a raccontare la sua vita, e noi intanto, per stabilire l'attendibilità del suo racconto, gli facevamo i conti col lapis. Quando terminò, dopo averci narrato molti aneddoti brillanti, gli domandammo quanti anni aveva. Il Vaquerito in quell'epoca aveva poco più di vent'anni, ma dal calcolo di tutte le sue imprese e fatiche, risultava che aveva incominciato a lavorare cinque anni prima di nascere.
I compagni raccontarono poi che Eligio Mendoza, il conoscitore della zona, prese il suo fucile e si gettò nella battaglia. Uomo superstizioso, aveva un "santo" che lo proteggeva e quando gli dissero di stare attento, rispose sprezzante che il suo "santo" lo difendeva da tutti; pochi minuti dopo cadeva attraversato da una pallottola.
La carta fu firmata in base alle due colonne e mentre i componenti della seconda colonna mettevano il grado, Fidel ordinò semplicemente: "Metti comandante", mentre stavo mettendo il mio. In questo modo privo di formalità e quasi indirettamente, fui nominato comandante della seconda colonna dell'Esercito guerrigliero, quella che si sarebbe chiamata successivamente colonna n. 4.
Voto: 3,5/5

Nessun commento:

Posta un commento