lunedì 14 maggio 2012

Trentottesima giornata, tutte le feste ti porti via

Ed anche questo campionato è finito. Finisce allo stesso modo dell'anno scorso, con la Lazio a un passo dall'Udinese e dai preliminari di Champions. Solo che quest'anno siamo arrivati quarti e non quinti. E se il Napoli non vince la Coppa Italia saremmo qualificati direttamente per la fase a gironi. Insomma, addirittura meglio dell'anno scorso.
Bisogna però dire che il gruppetto di seconda fascia, che comprende oltre alla Lazio e l'Udinese anche il Napoli, l'Inter e la Roma ha fatto un campionato veramente di basso profilo, alternando alti e bassi preoccupanti. Chi per infortuni, chi perché occupato dalla Champions, chi per inseguire un progetto, chi per cedimenti strutturali, fatto sta che mai come quest'anno il livello è stato basso. Proprio per questo motivo tutte, a parte l'Udinese, non possono avere che rimpianti.
Ma parliamo di Lazio. Bisogna essere onesti, la qualificazione in Champions serve solo per soldi, poi ai preliminari si rischia di andare fuori subito e giocare comunque l'Europa League. L'Europa League, se presa seriamente, sarebbe la dimensione adatta a questa Lazio, che nonostante un organico non eccelso riesce a stare tra le prime. Ma presa come l'anno scorso, è meglio non farla. I cinque o sei milioni guadagnati con la partecipazione verranno sprecati per qualche giocatore inutile che se fossimo fuori dalle coppe non compreremmo. E poi il nostro geniale presidente ci farà giocare a Palermo. Senza parole. Se un giorno scoprissi per colpa di chi io tifo Lazio, gli dovrei fare un bel discorsetto. Ormai è troppo tardi, non posso più cambiare. Odio i bastardi juventini, gli schifosi milanisti, i patetici interisti, gli orridi napoletani, i ridicoli romanisti. Odio anche l'Avellino che nella stagione 1993/1994 ci eliminò dalla Coppa Italia. Odio tutti.
Visto che, nonostante tutto, siamo sempre lassù, le premesse per l'anno prossimo ci sono. O almeno ci dovrebbero essere. Perché la squadra è vecchia, ha bisogno di una ringiovanita. Che futuro si può avere quando il più giovane titolare ha ventotto anni? Rispecchia d'altra parte la mentalità di Reja, che quest'anno ha dimostrato palesemente i suoi limiti. Reja è un allenatore che non mi convince molto. Troppo conservativo, che ti porta la squadra dove sta ora, ma non faremo mai di più a prescindere dai giocatori. Sarò un pazzo all'antica, ma vedere una squadra che arriva quarta ma in tre partite magari non riesce a fare un tiro in porta, come è successo nel finale di campionato, non mi va. Vedere che in assenza di centrali difensivi si preferisce mettere un terzino invece che provare un giovane dalla primavera, non mi va. Vedere la squadra che dipende da un tedesco trentatreenne, non mi va. Gli infortuni non depongono a favore dell'allenatore, perché se sono troppi mi vien da pensare a errori nella preparazione. E poi se la squadra perde tre titolari e non è in grado di giocare più a calcio, evidentemente c'è un problema.
Le note positive di quest'anno per me sono state poche. Marchetti, semplicemente mostruoso. Lulic, piacevole rivelazione. Candreva, che mi auguro con tutto il cuore che venga riscattato. Diakite, che a parte qualche passaggio a vuoto si è dimostrato affidabile. Klose, ovviamente. E i due derby vinti, ma se la Roma cambia progetto e noi restiamo così non so se si ripeterà l'anno prossimo. Spero che per la prossima stagione ci sia un nuovo allenatore, anche se non vedo grandi nomi. Spero che la squadra non abbia ancora Biava e Brocchi intoccabili. Spero che venga dato spazio a qualche giovane, come Zampa, Cavanda, Onazi, Rozzi. Spero che non si buttino soldi nel cesso per portare giocatori come Alfaro. spero che l'Europa League sia vista come un trofeo da vincere e non un torneo infrasettimanale che dà fastidio ma ti pagano per giocarlo. Per ora ci sono tre mesi di pausa e il calciomercato, vedremo che succederà.
Tutto ciò, ovviamente, vale solo nel caso la Lazio non venga penalizzata a causa del calcioscommesse. Che poi, come ci insegnano altri più saggi, potremmo anche sbattercene delle regole, perché vale quello che è stato conquistato sul campo.

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