sabato 28 aprile 2012

CRITICA DEL PROGRAMMA DI GOTHA, di K. Marx

Finisce  l'avventura marxista nel modo giusto: uno scritto breve ma intenso. Marx esprime qui le sue critiche rispetto le posizioni del partito socialdemocratico operaio tedesco in maniera puntuale, intendo punto per punto. Bello, perché dopo tante storie troppo tecniche ed eccessivamente legate all'economia, finalmente c'è un'occasione per riflettere sul significato profondo della teoria marxista e della società comunista. Rispondendo e obiettando ai punti del programma di Gotha, che è semplicemente la città in cui si sarebbe riunito il suddetto partito socialdemocratico, Marx indirettamente ci spiega, lontano da complicati discorsi filosofici, come dovrebbe essere la società futura secondo la sua concezione.
So che molti dicono che il comunismo è una stupidaggine, che non può realizzarsi, che è un sogno, un'utopia. 
Sono d'accordo; sì, è vero. Il comunismo è un'utopia. Infatti, come dice eduardo Galeano,  "Mi avvicino di due passi, lei si allontana di due passi. Cammino per dieci passi e l'orizzonte si sposta di dieci passi più in là. Per quanto io cammini, non la raggiungerò mai. A cosa serve l'utopia? Serve proprio a questo: a camminare."
In una fase più elevata della società comunista, dopo che è scomparsa la subordinazione servile degli individui alla divisione del lavoro, e quindi anche il contrasto di lavoro intellettuale e corporale; dopo che il lavoro non è divenuto soltanto mezzo di vita, ma anche il primo bisogno della vita; dopo che con lo sviluppo generale degli individui sono cresciute anche le forze produttive e tutte le sorgenti delle ricchezze sociali scorromo in tutta la loro pienezza, - solo allora l'angusto orizzonte giuridico borghese può essere superato, e la società può scrivere sulle sue bandiere: - ognuno secondo le sue capacità; a ognuno secondo i suoi bisogni!
È assolutamente da respingere una educazione del popolo per opera dello stato. [...] Piuttosto si debbono ugualmente escludere governo e Chiesa da ogni influenza sulla scuola.
Il partito operaio doveva pure in questa occasione esprimere la sua convinzione che la libertà di coscienza borghese non è altro che la tolleranza di ogni possibile libertà di coscienza religiosa, e che il partito operaio si sforza, invece, di liberare le coscienze dallo spettro della religione.
Voto: 4/5

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