martedì 24 aprile 2012

PER LA CRITICA DELL'ECONOMIA POLITICA, di K. Marx

Ora capisco perché l'introduzione la mettono a parte. Uscire vivi dalla lettura di questo libro è un'impresa quasi impossibile. E ce l'ho fatta solo perché avendo già letto il Capitale erano discorsi non nuovi. Una lunga e complicata esposizione dei concetti di merce e di denaro, di come la merce diventi denaro e come scambiando la merce si crei valore e come il valore è legato alla quantità di lavoro sociale necessario per la produzione della merce e la relazione tra l'oro e la merce...
Certo, è un libro di sostanza, dal contenuto importante per afferrare appieno il pensiero di Marx, ma è necessario uno sforzo eccessivo per comprenderlo. O forse sono io che non sono più quello di una volta.
Nella produzione sociale della loro esistenza gli uomini vengono a trovarsi in rapporti determinati, necessari, indipendenti dalla loro volontà, cioè in rapporti di produzione corrispondenti ad un  determinato sviluppo delle loro forze produttive materiali. Il complesso di tali rapporti di produzione costituisce la struttura economica della società, la base reale su cui si eleva una sovrastruttura giuridica e politica e a cui corrispondono determinate forme di coscienza sociale. Ad un certo punto del loro sviluppo le forze produttive materiali della società entrano in contraddizione con i rapporti di produzione esistenti o, per usare un termine giuridico, con i rapporti di proprietà nel cui ambitosi erano mosse fino a quel momento. Da che erano forme di sviluppo delle forze produttive questi rapporti si tramutano in vincoli che frenano tali forze. Si arriva quindi ad un'epoca di rivoluzione sociale. Cambiando la base economica viene ad essere sovvertita più o meno rapidamente tutta l'enorme sovrastruttura
Il contrasto merce-danaro è la forma astratta e generale di tutti i contrasti contenuti nel lavoro borghese
La merce è in sé e per sé superiore a qualsiasi barriera religiosa, politica, nazionale e linguistica. La sua lingua universale è il prezzo, la sua comunità è il danaro.
La  natura non produce danaro, così come non produce banchieri o un corso dei cambi. Ma dal momento che la produzione borghese deve cristallizzare la ricchezza come feticcio nella forma di una cosa singola, l'oro e l'argento ne sono l'incarnazione corrispondente.
Voto: 2,5/5

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