lunedì 23 aprile 2012

INTRODUZIONE [alla critica dell'economia politica], di K. Marx


Continuano le lezioni del professor Marx. Dopo la storia, passiamo all'economia.
Ancora una volta l'antologia ci offre un'introduzione come testo a sé, sebbene in questo caso ci sono ben due motivazioni plausibili: la cirtica dell'economia politica segue nelle pagine successive e Marx inizialmente l'aveva scritta come introduzione al libro ma poi ci ripensò, ritenendola non del tutto adatta.
Vediamo, in queste pagine, affrontati sinteticamente i concetti di distribuzione, produzione, scambio e consumo, presumibilmente trattati in maniera più approfondita nella critica, quindi rinvio gli approfondimenti alla prossima lettura.
Un aspetto importante, però, va precisato adesso: è la relatività dei rapporti di produzione. Marx descrive i rapporti di produzione borghesi, propri del periodo storico in cui viveva e viviamo tutt'ora. Questi rapporti, tuttavia, non sono assolutamente leggi immanenti del mondo. Non sono immutabili, sono destinate a cambiare con lo sviluppo della civiltà.
Quanto più risaliamo il corso della storia, tanto più l'individuo, e quindi anche l'individuo che produce, ci appare come un essere non autonomo, facente parte di un insieme più vasto: dapprima lo troviamo, in modo ancora completamente naturale, nella famiglia e nella famiglia che si è allargata intribù; poi nelle diverse forme della comunità, quale è sorta dal contrasto e dalle fusione tra le varie tribù.
L'apogeo industriale di un popolo dura per tutto il tempo in cui la cosa più importante non è il guadagno ma il guadagnare.
Il consumo crea il bisogno di una nuova produzione, vale a dire il motivo ideale della sua produzione, lo stimolo interno, che ne è il presupposto.
Un uomo non può ritornare fanciullo, o egli diventa infantile. Ma non gode egli forse dell'ingenuità del fanciullo e non deve egli stesso aspirare a riprodurne, ad un livello più elevato, la verità?
Voto: 3/5

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