domenica 15 aprile 2012

DISCORSO SULLA QUESTIONE DEL LIBERO SCAMBIO, di K. Marx

Ancora un breve scritto. Il nucleo del discorso sono le Corn Laws del Regno Unito, una serie di dazi sull'importazione delle derrate agricole che vennero aboliti nel 1846 sotto l'insegna del libero mercato. Marx, riprendendo le teorie di Ricardo, sostiene che il libero scambio ha come effetto una diminuzione del prezzo delle merci; tuttavia, essendo il lavoro anch'esso una merce, anche i salari diventeranno più bassi.
L'operaio quindi ci rimette doppiamente: da un lato avendo meno soldi, può comprare meno cose; dall'altro lato, la diminuzione dei salari è accompagnata da un aumento dei profitti per i capitalisti, quindi aumenta il divario tra la classe capitalista e il proletariato.
Per queste ragioni, Marx conclude dicendo di essere favorevole al libero scambio, in ottica rivoluzionaria, in quanto l'accentuarsi delle contraddizioni del capitalismo non può far altro che portare più velocemente alla rivoluzione del proletariato.
E non crediate, signori, che per l'operaio sia cosa da nulla ricevere 4 franchi al posto dei cinque di prima, anche se il grano è più a buon mercato.Il suo salario non è sempre diminuito in rapporto al profitto? E non è chiaro che la sua posizione è peggiorata nei confronti del capitalismo? Oltre a ciò, egli perde anche di fatto. [...] dal momento che il prezzo del pane, e di conseguenza il salario, sono arrivati ad un livello molto basso egli non può risparmiar più nulla sul pane per l'acquisto di altri oggetti.
Dicendo che le disgrazie di questi operai sono inseparabili dal progresso dell'industria e e necessarie al benessere nazionale, egli non fa altro che dire che il benessere della classe borghese ha come condizione indispensabile la miseria della classe lavoratrice.
Voi, migliaia di operai che morite, non affliggetevi. Potete morire tranquillamente. La vostra classe non perirà mai. Essa sarà sempre abbastanza numerosa perché il capitale possa decimarla senza temere di annientarla. D'altronde, come volete che il capitale trovi un impiego utile se non si preoccupa di amministrare sempre saggiamente la materia prima di sfruttamento, cioè gli operai, da sfrutttare di nuovo al momento opportuno?
Ammettete per un attimo che non vi siano più leggi sui cereali, più dogana, più dazio. Insomma che siano sparite completamente tutte le circostanze accidentali alle quali l'operaio può ancora imputare la sua miserabile situazione. Così facendo avete strappato altrettanti veli che nascondono ai suoi occhi il vero nemico.
Ci si dice, ad esempio, che il libero scambio creerebbe una divisione del lavoro internazionale che assegnerebbe ad ogni paese una produzione in armonia con le sue risorse naturali. Forse voi, signori, pensate che la produzione del caffè e dello zucchero sia il destino naturale delle Indie Occidentali. Ebbene, due secoli fa la natura, che non si interessa certo di commercio, non vi aveva messo né caffè né canna da zucchero.
Voto: 4/5

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